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Romanzo autobiografico e autobiografia: vi è mai sorta la curiosità di sapere se tra i due generi ci siano o meno differenze e quali siano? In molti pensano che, tutto sommato, siano la stessa cosa, ma in realtà non è così. Le differenze ci sono, eccome. Differenze che ritroviamo anche tra il romanzo autobiografico e il romanzo di puro stampo creativo.

Romanzo autobiografico: definizione

Il romanzo autobiografico ha sempre bisogno di essere definito, nei suoi confini e nelle sue caratteristiche. In particolare, viene sempre tenuto distinto da quella che intendiamo e definiamo come “autobiografia pura”, personale e spesso intrapresa per scopi di analisi personale, di ricerca di sé, con fini anche terapeutici. Nel mondo letterario, o meglio nel pensiero degli esperti di letteratura, l’autobiografia di questo tipo  è sempre stata guardata con sospetto, spesso valutata ed etichettata come genere inferiore. Negli ultimi anni, per fortuna, siamo riusciti a prendere le distanze da queste opinioni per guardare al reale valore dell’autobiografia, non solo cammino di consapevolezza personale, ma anche modalità di conservazione di memoria individuale e collettiva.

Che cosa differenzia davvero un’ autobiografia da un romanzo e perché poche volte le vere autobiografie vengono pubblicate?

Il mio punto d’osservazione è duplice. Affronto la questione come editor e quindi applico i parametri con cui si valuta un romanzo ma anche come cultrice di autobiografia che ha coscienza di un mondo – e del suo valore – che emerge solo e soltanto dalla scrittura autobiografica.

Devo dire che qualche ragione i letterati ce l’hanno. L’autobiografia, quella autentica, è un genere narrato dal protagonista (a meno che non adotti qualche finzione letteraria ma si commetterebbe già un primo passo falso) che racconta secondo diversi canoni la propria storia. Non vengono tenuti presenti i parametri anche tecnici del romanzo e quindi non è un testo che, in genere, si presta alla lettura da parte di un pubblico, anche per gli argomenti trattati. Poi, in realtà, di autobiografie pubblicate ne abbiamo viste molte, ma va sempre fatto un distinguo.

L’autobiografia, a livello di intenzionalità, non dovrebbe essere scritta per fini di pubblicazione, questo semmai potrebbe essere un esito da considerare in seguito per una serie di ragioni ma l’autobiografia non dovrebbe, per sua natura, considerare questa possibilità.

Perché invece io ho scritto e pubblicato la mia autobiografia?

L’ho scritta perché a livello mio personale volevo intraprendere questo percorso di analisi attraverso la scrittura,  volevo comprendere la scrittura autobiografica e poi perché non potevo certo andare in giro a parlare alla gente di  autobiografia, delle possibilità e delle restituzioni di questa pratica senza averla sperimentata personalmente. La mia storia s’intitola  Ti aspetto qui.

 Credo sia difficile comprendere il genere autobiografico puro se non l’hai sperimentato, se non hai toccato con mano la difficoltà e la gioia di ripercorrere, con occhi sempre nuovi, la tua storia di vita. Non dimentichiamo inoltre che spesso la scrittura autobiografica ha scopo d’indagine di sé, di ricerca, attraverso eventi e incontri che hanno trapuntato il nostro cammino, il senso del vivere.

scrittura consapevole

L’autobiografia è racconto di sé allo stato puro, indagine del vissuto con occhi nuovi, ricerca di senso di ciò che siamo. Può avere varie motivazioni, ma sempre è un viaggio introspettivo capace di restituire benessere e consapevolezza.

Romanzo autobiografico e Autobiografia: la pubblicazione

Il romanzo autobiografico nasce già con la vocazione alla pubblicazione, viene pensato, scritto e trattato per essere pubblicato: è la sua natura, se no, non si chiamerebbe così. Certo, questo implica che venga costruito secondo la tecnica del romanzo, che abbia un ben definito sviluppo narrativo, un trama (mai richiesta nella pura autobiografia), uno studio dei personaggi e dell’ambientazione e una cura della scrittura e dello stile.

Invece, come detto, in genere l’autobiografia non viene pubblicata, non nasce con questa vocazione, anche se, in realtà, ci sono tante autobiografie e biografie (ricordo però che la biografia è una cosa diversa e se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio la lettura di questo articolo Autobiografia e biografia, ecco le differenze) che vengono date alle stampe, molte sono di personaggi famosi scritte da loro stessi (poche volte) e poi rimaneggiate per renderle pubblicabili. Segnalo anche un articolo in cui trovate molti consigli di lettura, Biografie da leggere: consigli di letture che fanno bene.

Ma come dicevo la pubblicazione non è mai un obiettivo e neppur un pensiero di chi scrive la propria storia. L’autobiografia ha altri fini, altri approdi, non dovrebbe essere mossa – a differenza del romanzo autobiografico – dall’idea di raggiungere un pubblico. Inoltre, o di conseguenza, la scrittura autobiografica non deve preoccuparsi di costrutti grammaticali, di trama e sviluppo narrativo. Ciò non significa che non debba essere curata. Ma tale cura non può essere imposta. L’autobiografo ha il diritto di scrivere in libertà, di lasciarsi accogliere in assoluta trasparenza dal foglio bianco.

Si dovrebbe narrare la vita così com’è stata e così come si osserva cercando, per quanto sia possibile, di raccontarla con verità di fatti, almeno quelli perché poi entrano in gioco le emozioni, il vissuto con tutte le sue pieghe, a volte anche i risentimenti e gli antichi rancori che l’autobiografia stessa dovrebbe curare e che a volte, invece, accende.

Ho letto tante, tante autobiografie. Nel loro stato embrionale, nel loro narrare grezzo, concitato, oppure lento, particolareggiato, glorioso o disperato. Andate  a visitare il Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano, lì sono racchiuse storie che non avevano, quando sono nate, altro scopo che lasciare memoria di sé a chi sarebbe venuto dopo, e in tante situazioni neppure questo. Tra le righe così ben custodite vivono speranze, accorati appelli, amori perduti, imprese commerciali, poesie. Vita vissuta. 

Quello che può scoraggiare nella lettura autobiografica è lo stile che spesso si fa faticoso. La narrazione indulge in particolari, segue la necessità liberatoria propria di questa pratica. Stanca il lettore sprovveduto, non preparato a quello che può trovare. L’ autobiografia non è e non deve essere un romanzo.

 

Chi è l’autore?

La prima differenza è che l’autore del romanzo autobiografico è un romanziere o almeno riveste questo ruolo; molti romanzi autobiografici di personaggi conosciuti vengono affidati a ghostwriter proprio perché l’autore intende scrivere una storia pubblicabile ma non possiede le nozioni tecniche e stilistiche per farlo; chi scrive la propria autobiografia, invece, è una persona che si avvicina alla scrittura senza altra pretesa se non quella di dar voce alla memoria. Del romanziere non ha ambizione e neppure la tecnica. Almeno nella maggioranza dei casi.

Non ha la strategia che si mette in campo quando si architetta un romanzo. Anzi, se lo facesse toglierebbe veridicità, racchiuderebbe una storia selvatica in regole che non le sono consone. Non pratica lo studio dei personaggi che sono forse solo trasfigurati dal tempo che è trascorso. E proprio per questo – può sembrare paradossale – ma sono meno veri perché attorno a essi non c’è stato un lavoro di fino come dovrebbe esserci nel romanzo. Coinvolgono molto meno chi legge.

L’ambientazione non è studiata. I luoghi sono quelli che sono, conservati nelle foto che all’occorrenza vengono allegate alla storia. Quindi vediamo che anche il profilo di chi scrive è molto differente nei due generi. Nel romanzo puro invece non ci sono sconti: chi scrive deve conoscere regole, modi, tempi, tecniche della scrittura. In Italia poi non si ricorre quasi mai a un ghostwriter per la stesura del romanzo: chi scrive un romanzo deve sapere il fatto suo o predisporsi a studiare e ad apprendere.

 

 Chi pensa al lettore?

L’autore, sia del romanzo autobiografico che del romanzo, pensa al lettore, deve farlo. Mentre, l’autobiografo ha come primo intelrocutore se stesso: scrive per sé, per chiarirsi, analizzarsi, comprendersi meglio, per conservare memoria. In realtà, sappiamo bene, che si pensa sempre a qualcuno di esterno a sé, fosse anche un solo lettore, la scrittura è sempre comunicazione, tentativo di raccontarsi al mondo, spesso questo intento può non essere conscio.

Non c’è scrittura che sia davvero individuale, del tutto intima. Anche nella scrittura del diario più segreto pensiamo – inconsciamente anche – a un lettore, immaginario, alter ego, desiderato e comprensivo ma pur sempre esterno a noi stessi. E al lettore, a uno stuolo di lettori, pensa il romanziere.

Entrambe le scritture sono catartiche, certo. Nessuno esce indenne dalla scrittura del romanzo così come, ancor di più, ovvio, dall’autobiografia. Il romanziere impara, si mette alla prova, si confronta. Inizia a conoscere i personaggi, ci convive. In essi analizza se stesso.  Fa comunque opera di approfondimento di sé. Ma ha una mappa, un percorso precostituito, delle regole. L’autobiografo, in fondo, narra una storia, la osserva come spettatore: io scrivente, io osservante. In questa dualità compie un processo di conoscenza di sé.

autobiografia e romanzo

Chi scrive l’autobiografia parte per un viaggio di cui crede di sapere tutto ma non sa nulla e ogni ancoraggio è illusorio. C’è sempre una parte di imprevisto, di territorio insondabile nelle scritture autobiografiche.

 

Autobiografia, libro ribelle

Chi scrive l’autobiografia parte per una viaggio di cui crede di sapere tutto ma non sa nulla e ogni ancoraggio è illusorio. Non sa se e dove approderà, quale sconvolgimento porterà attraversare certi mari, prendere rotte sconosciute. Se si sforza di essere onesto, chi scrive l’autobiografia non ne uscirà del tutto intero. Si tratta di un monologo, con un fine di ricerca di sé.

Ogni libro, tanto più se autobiografico, è un figlio simbolico. Non è mai come l’avresti desiderato, è ineducabile” scrive Duccio Demetrio, maestro di autobiografia e fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. In un lavoro autobiografico, non possiamo prevedere ogni passaggio. Certo, possiamo creare una struttura per sapere di che cosa andremo a parlare, ma non illudetevi: la rotta potrebbe cambiare, potreste ritrovarvi per altre vie, a raccontare di altre storie della vostra vita che forse avevate dimenticato o che non avreste mai pensato di affrontare. Quello autobiografico è un libro ribelle, che vi convince che sarete voi a pilotare, ma non è quasi mai così. 

Romanzo autobiografico: licenza d’invenzione?

Se parliamo quindi di romanzo autobiografico e non di autobiografia, che cosa significa? Che si ha licenza poetica? Insomma si possono aggiungere particolari non veritieri. In effetti, è così. Il romanzo autobiografico prende sempre spunto da una vicenda e da una storia umana reali, davvero accadute e poi su questa base inserisce sviluppi e magari anche personaggi frutto della creatività. Ho curato molti romanzi autobiografici, spesso molte idee nate come autobiografiche hanno poi preso la connotazione del romanzo. Perché? Perché a volte si vuole raccontare una storia, farla conoscere ed è una storia che parte dalla nostra esperienza, una storia vera; tale storia però manca di passaggi, ha bisogno di raccordi che la rendano forte, leggibile. Oppure non la si può raccontare nella sua nuda verità, si urterebbe il sentire di altre persone che della stessa storia sono state partecipi: in questi casi “romanzare” è necessario. Si possono cambiare i nomi, i luoghi, inserire vicende minori ma necessarie. Molte volte il romanzo autobiografico ha una componente creativa esigua, altre volte invece è maggiore.

Certo, un romanzo autobiografico contempla molto più lavoro tecnico rispetto a un’autobiografia.

In ogni caso, se vorrai sperimentare entrambi i generi, ti potrò supportare. Sono editor da quasi trent’anni e da quindici mi occupo di autobiografia e scrittura terapeutica. Saprò anche consigliarti su quale sia la strada migliore da seguire in base alle tue esigenze e tenendo conto della storia che intendi raccontare.

VUOI SPERIMENTARE IL ROMANZO AUTOBIOGRAFICO O L’AUTOBIOGRAFIA?

Sono editor e cultrice di autobiografia, negli anni ho seguito centinaia di persone e autori nelle loro scritture. Di certo potrò affiancari nel tuo progetto di scrittura, sentiamoci e parliamone. Puoi scrivermi a info@alessandraperotti.com

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