
Memoria autobiografica: che cos’è e dove si trova
La memoria autobiografica è una dimensione affascinante con cui è interessante rapportarsi e in relazione alla quale la scrittura ha un impatto importante.
Vi siete mai domandati dove stia la memoria? Intendo, dove abbia sede e sia collocata? Nel nostro immaginario è una sorta di stanza, di baule in cui conservare (o far sparire) i ricordi.
In realtà una sede, più o meno definita, certo non statica, la memoria la possiede.
Dove vengono conservati i ricordi? Nel cuore, ma certo. Non solo: stanno nella corteccia cerebrale, il centro di controllo che genera il ricordo si trova all’interno del cervello, nell’ippocampo e nella corteccia entorinale che lo avvolge. Per chi vuole approfondire le caratteristiche del nostro cervello, macchina meravigliosa, consiglio un libro che mi è molto piaciuto anche per la semplicità con cui spiega argomenti difficili, “Cervello. Manuale dell’utente. Guida semplificata alla macchina più complessa del mondo” di Marco Magrini.
La memoria autobiografica conserva gli accadimenti della nostra vita, gli aspetti consci e inconsci del vissuto. Pare che sia questa memoria a unificare le nostre esperienze dando loro un senso comune, un significato, formando quello che possiamo definire il nostro bagaglio di conoscenze.
Indagare e ripercorrere la memoria autobiografica
In questi ultimi anni, gli studi sulla memoria sono stati sempre più approfonditi, una delle conquiste fondamentali – come ci racconta Maria Antonella Brandimonte nel suo libro Psicologia della memoria “consiste nell’aver demolito la leggenda che la memoria sia una facoltà unitaria della mente e aver insediato, al suo posto, l’idea che quell’entità astratta chiamata memoria sia invece una costellazione di processi e, forse, di strutture e sistemi separati”.
Un aspetto sorprendente è il fatto che ricordi molto lontani nel tempo possono rimanere vivi nella nostra memoria: dipende dalle emozioni che accendono in noi. A volte si tratta di ricordi che in qualche modo ancora pesano su di noi, ci parlano di nodi che non abbiamo sciolto, di ragioni o risposte a cui non siamo giunti.
In questo caso la scrittura è uno strumento potente, ci permette di penetrare in questa memoria, entrare in contatto con i nostri ricordi e, descrivendoli, trovare a volte quella spiegazione che ci mancava, quella restituzione importante.
I benefici della scrittura della memoria
Ma il rapporto tra scrittura e memoria autobiografia va anche al di là del recupero di un ricordo. Scrivere di noi, dei ricordi, accedere alla memoria autobiografica consente di rimettere ordine nel vissuto. Attenzione, la scrittura non è analisi nel senso medico del termine, non interpreta dando risposte. La scrittura osserva e rivela, illumina e chiarisce. A volte, non fa altro che scatenare interrogativi e domande, ma lasciandoci, nello stesso tempo, intravedere nuove strade.
Mettersi in contatto, grazie alla scrittura, con la memoria autobiografica consente di dare ragione dei propri atteggiamenti, di averne consapevolezza in modo da poter agire anche sul futuro.
Inoltre, scrivendo dei ricordi – o di alcuni particolari ricordi – ci ritroviamo davanti agli occhi un quadro ampio della nostra storia di vita, riusciamo a vederla espansa su orizzonti più ampi, collegata ad altre situazioni, connessa a relazioni e persone.
In particolare, possiamo guardare in modo nuovo le relazioni familiari ed extra familiari alla luce di quello che hanno rappresentato sul lungo termine e tenendo conto di fattori che non riguardano solo la nostra singola vicenda personale, ma implicazioni più vaste.
Si dice, infatti, che la memoria autobiografica abbia tre funzioni principali:
- Rivelare il comportamento e quindi poterlo pianificare per il futuro.
- Donare una visione ampia e continua della nostra storia.
- Rivalutare le relazioni.
Comprendere chi siamo e come ci comportiamo
Come detto, la scrittura che indaga la memoria autobiografica ci rivela molte cause dei nostri comportamenti. Sarebbe un errore però pensare che questo riguardi solo il passato. Anzi. Il vissuto condiziona, e lo sappiamo bene, presente e futuro. Se siamo coscienti degli avvenimenti che ci hanno riguardato e che hanno avuto un forte impatto emotivo su di noi, sappiamo anche che cosa determina certe nostre azioni e reazioni. Possiamo esercitare una migliore gestione delle emozioni. Conoscere la propria storia vuol dire poter avere una grande riserva di informazioni a cui attingere, in particolare, nei momenti in cui siamo incerti su quale decisione prendere.
Indagare la memoria autobiografica è una sorta di insegnamento profondo: possiamo apprendere, per esempio, quali comportamenti non dobbiamo assumere per evitare di soffrire o far soffrire altre persone perché così è accaduto in passato.
Dalla propria storia s’impara sempre.
La scrittura della memoria autobiografica dona unità
Quando ci ritroviamo a scandagliare la memoria autobiografica è come se mettessimo insieme i pezzi di un puzzle. Pian piano questa ricomposizione ci restituisce la nostra immagine, la visione di una completezza, la percezione di un filo conduttore che ci erano sfuggiti perché forse troppo concentrati sul particolare, sul singolo evento. Scrivere dona un senso di coesione con il sé interiore, di percorso coerente. Molte persone che si sono dedicate alla scrittura autobiografica affermano proprio questo: tanti frammenti che sembravano isolati, inspiegabili ritrovano invece un significato, un senso in un disegno coerente e vasto.
Scrittura e relazioni
La memoria autobiografica è densa di avvenimenti. In realtà, è densa di persone a cui, appunto, sono legati gli avvenimenti stessi. Scrivendo riconsideriamo le relazioni, le vediamo sotto una diversa luce. Diamo un ruolo agli incontri fatti sul nostro cammino di vita. Siamo sempre portati a giudicare noi stessi e gli altri; in una relazione valutiamo le colpe dell’altro, o magari solo le nostre mancanze. La memoria, quando è rivisitata senza dover cercare un responsabile di quanto è accaduto, ci permette di comprendere come ciascuno di noi agisca in base ai mezzi e agli strumenti che ha, in un dato momento della sua vita. In tanti casi la scrittura ha donato comprensione e perdono; in altri, ha reso più chiare le ragioni di un distacco.
L’importanza della memoria autobiografica
La memoria ha un altro importante compito: ci restituisce la nostra identità. Pensiamoci: chi saremmo senza la nostra memoria? Se all’improvviso non avessimo più ricordi e quindi coscienza di quanto abbiamo vissuto? Chi potremmo essere? Siamo il risultato dell’educazione ricevuta, delle relazioni in cui abbiamo vissuto, insomma, siamo la nostra stessa storia. Dimenticarla significherebbe non sapere più chi siamo. Ecco perché la nostra memoria è preziosa, scrivere significa conservarla, tutelare il vissuto e la vita stessa.
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