
Lua: Libera Università di Anghiari e il Festival
Lua sta per Libera Università dell’Autobiografia e ha sede ad Anghiari, in provincia di Arezzo.
Si tratta del più autorevole centro accademico in studi autobiografici in Italia, diretto dal filosofo Duccio Demetrio e da lui fondato insieme al giornalista Saverio Tutino.
Ogni anno, nell’ulitmo fine settimana di agosto, si celebra ad Anghiari il Festival dell’autobiografia.
Il Festival è una manifestazione unica per atmosfere e temi trattati, si svolge tra l’antico teatro e le suggestive vie del borgo.
Ad Anghiari ci capitai per caso tanti anni fa, fu la tappa di un percorso, di un tour e mai avrai immaginato che ci sarei poi tornata negli anni a venire così tante volte e con così grande entusiasmo.
Un borgo medievale pieno di fascino, questo è Anghiari: situato nel territorio circoscritto dai fiumi Tevere ed Arno, nella Valle Tiberina, a 28 km da Arezzo, a 5 minuti da San Sepolcro. La sua storia è citata nei libri: il 29 giugno 1440, si svolse qui la celebre “Battaglia di Anghiari”, affrescata da Leonardo Da Vinci in Palazzo Vecchio a Firenze, con la quale i fiorentini sottrassero ai Visconti il controllo del territorio riaffermando l’egemonia fiorentina sulla Toscana.
Si mangia e si beve bene. Ma c’è di più. Si scrive. Sì perché Anghiari è la sede della Lua, la Libera Università dell’Autobiografia fondata ormai vent’anni fa da Duccio Demetrio e Saverio Tutino.
Io ho frequentato la Lua nell’anno accademico 2017-2018 ma non riesco a lasciarla anzi non voglio per tutto il bene che sta portando alle persone con la scrittura autobiografica. Qui infatti è nata e ho scritto la mia autobiografia che è diventata un libro dal titolo Ti aspetto qui.

Un borgo medievale pieno di fascino, questo è Anghiari: situato nel territorio circoscritto dai fiumi Tevere ed Arno, nella Valle Tiberina, a 28 km da Arezzo, a 5 minuti da San Sepolcro.
L’atmosfera di questo borgo è magica e non appena ti fermi per dedicarti alla tua scrittura personale ti senti avvolto, protetto dalle antiche mura in cui scorrono parole a fiumi. Ma anche buon vino e buon cibo perché i ristoranti offrono piatti tipici che è davvero un piacere gustare. E poi è così bello sostare sulle mura che si aprono al meraviglioso panorama della Val Tiberina.
Per rendervi conto delle proposte dell’ Università dell’autobiografia basta vedere il Programma dei corsi.
Si tratta di un percorso davvero ben articolato, profondo, con docenti di qualità che guidano e indirizzano i partecipanti ma la cosa che mi fa così tanto apprezzare la Lua è che prepara per portare poi all’esterno le proprie competenze, trasmette il valore della raccolta non solo della propria storia ma delle storie di vita degli altri. L’anno scorso ho tenuto un mio seminario dedicato al Vision, alla scrittura della propria visione di vita e ho in programma di tenerne perché la Lua è sempre un luogo formativo, c’è da imparare da qualunque parte tu stia.
Nel 2019 ho partecipato anche a Festival come autrice con il mio libro, edito da Eifis editore, Vision. Narra te stesso, scrivi il tuo futuro.

Ogni volta che arrivo ad Anghiari è un’emozione. Arrivando da San Sepolcro scorgo la salita, unica nel suo genere, che porta al borgo. Si ha come la sensazione di entrare in un tempo sospeso dove sai che potrai stare con te stessa. Anche la connessione wifi non è il massimo e forse questo agevola una sorta di benefico isolamento.
Festival della scrittura autobiografia: quando il tema è l’amore
Il tema scelto nel 2019, per esempio, è stato Scritture d’amore. Forme e declinazione dell’affettività.
Tra gli ospiti Vito Mancuso, Michela Marzano intervistata dal bravissimo Roberto Scanarotti. A proposito dell’intervento del filosofo e teologo Vito Mancuso è stato uno dei più vibranti e interessanti.
C’è un’importante distinzione da fare: amor proprio e amore per sé. Mancuso sottolinea questa differenza tra amor proprio che è una forma di narcisismo, e l’amore di sé – quello che poi sta alla base della scrittura autobiografica autentica – che ha come esito l’amore per gli altri. Non possiamo avere cura degli altri se non sappiamo aver cura di noi stessi, della nostra vita. Con Mancuso abbiamo fatto un un viaggio nel pensiero e nella vita di quel grande filosofo e pensatore che fu Spinoza, autore del volume Etica e morto a soli 44 anni di tubercolosi.
Indaga il percorso dell’amore verso Dio con tutte le domande che questo comporta. C’è un concetto a cui Mancuso ci porta seguendo il ragionamento di Spinoza: “la mente umana non viene distrutta con il corpo ma è eterna”. E se la mente si calma, si tranquillizza questo lo comprende da sé. Mancuso ha scritto libri come La via della bellezza, Il bisogno di pensare, Il coraggio di essere liberi.
Senza dubbio la scrittura autobiografica è una via per portare chiarezza e quindi calma nella nostra mente
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Michela Marzano: quel che resta è l’amore
Michela Marzano la conoscono in tanti, ha pubblicato molti titoli, non solo, è stata parlamentare, giornalista di Repubblica e da anni insegnante di Filosofia alla Sorbona di Parigi. Tutto si può dire ma non che non sia autentica, qualunque cosa dica lei è dentro, fino in fondo.
Dentro nei suoi libri più che mai: nascono dalla sua vita, dal suo dolore e anche dalla sua forza.
In “Volevo essere una farfalla” racconta di sé, del grido silenzioso del corpo che si ribella alla sovrastruttura. Ci ha confessato di non essere riuscita a parlare di sé per vent’anni, in analisi, se non in lingua francese, una lingua non sua ma necessaria a fare da filtro al dolore, alla fatica di raccontarsi che però arriva appunto con questo libro.
Idda, la sua ultima fatica letteraria: suocera e nuora si confrontano e di mezzo c’è Alzheimer, e una donna che fugge dal suo passato ma che poi, grazie al rapporto con la suocera, si ritrova a costruirlo. In Idda ci dice che il passato non passa mai. Chi siamo quando perdiamo la memoria? Perdiamo tutto. Quasi tutto: ciò che resta è l’amore.
Questi sono i temi che ha toccato – e di cui parla nei suoi interventi – al Festival per farvi capire l’atmosfera e l’importanza delle argomentazioni.
Scrivere è un impegno civile
Sempre nel 2019 il premio “Scrivere è un impegno civile” è stato conferito a Cristina Cattaneo che ha scritto Naufraghi senza volto.
Cristina Cattaneo dirige il laboratorio di antropologia forense a Milano, che si occupa dei morti in mare, è stata l’ anatomopatologa dei casi Cucchi e Yara Gambirasio. Il suo lavoro è quello di leggere storie partendo dai corpi, dagli oggetti che vengono rinvenuti addosso alle vittime, ai naufraghi.
La sua è stata anche battaglia sociale perché – dice – è importante identificare i morti, il primo comandamento del medico legale è quello di dare un nome, un’identità, non solo per ragioni umanitarie ma anche per i vivi. Chi rimane dietro ad un morto non identificato rischia di incorrere in patologie mentali se rimane nel limbo del non sapere se i parenti siano morti e dove siano.
Questo lavoro va oltre la stanza dell’obitorio: “Ho scritto il libro perché temevo si dimenticasse, è importante la memoria, conservare. Insomma questa storia andava scritta.”
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