
Scrivere testi per altri può essere una professione a tutti gli effetti? Nel senso che si può vivere di questo mestiere? E quali sono gli ambiti in cui si svolge e come?
Ne ho parlato al BookPride di Milano, in riferimento alle professioni dell’editoria, in un evento organizzato da Editrice Bibliografica, con Paola Di Giampaolo ed Eleonora Recalcati.
Il riferimento è al ruolo di ghostwriter, scrittori e scrittrici fantasma, figure professionali sempre più ricercate e che negli ultimi tempi hanno attraversato una profonda evoluzione. Sta cambiando anche la modalità attraverso cui vediamo e giudichiamo tale ruolo. Spero sia questo il momento storico in cui si possa andare oltre molti pregiudizi e luoghi comuni che riguardano tali professionisti di cui orgogliosamente faccio parte. Stiamo assistendo a una vera e propria professionalizzazione di questa attività.
Mai come in questi ultimi tempi scrivere testi per altri è diventato importante, come conseguenza di un’aumentata fame di contenuti. Il contenuto è il centro di qualsiasi comunicazione e scrivere un libro – affidare la scrittura di un libro – in molti casi è, a tutti gli effetti, un’importante scelta che impatta sulla crescita del proprio brand.
I pro e i contro del mestiere di ghostwriter
Tra le domande che Paola Di Giampaolo ha posto a me e a Eleonora Recalcati c’è quella che riguarda i pro e i contro di questo mestiere.
Come tutte le professioni anche scrivere testi per altri ne presenta alcuni.
Secondo Eleonora Recalcati, uno degli aspetti difficili da affrontare è la solitudine, nel senso che spesso si avrebbe bisogno di un confronto che, come ha precisato, si può trovare in altri colleghi o all’interno di associazioni tipo Acta in effetti la professione non è regolamentata, non c’è un albo a cui iscriversi che tuteli la professionalità; per quanto mi riguarda, se proprio dovessi trovare una criticità, la identificherei con l’ansia da calendario: molti autori e, in particolare, professionisti arrivano al ghostwriting con un contratto già firmato presso un editore, quindi con un’opera in cantiere. Opera che, spesso, non è neppure stata abbozzata.
A questo punto si decide se accettare o meno la sfida. Però è chiaro che scatta il timing e bisogna ben organizzarsi per rispettarlo.
A favore di questo mestiere, va detto che, a mio avviso, è uno dei più affascinanti che ci siano, se si ama scrivere: pensare e strutturare opere editoriali è un’occasione lavorativa straordinaria.
Inoltre devo dire che – occupandomi, in particolare negli ultimi anni, di libri aziendali e biografie di imprenditori – ho potuto fare esperienze di grande valore, conoscere personaggi e mondi interessanti che mi hanno senza dubbio permesso di crescere, sia a livello umano che professionale.
I momenti in cui ci si confronta sono importanti, solo dallo scambio di idee, dalle domande che ci spingono a indagare e riflettere, deriva l’ampliamento dei nostri orizzonti.
Come si diventa ghostwriter?
Scrivere testi per altri è un’attività impegnativa che richiede studio, formazione, sperimentazione.
Ogni professionista ha la propria storia, non c’è una formazione specifica. La mia formazione – sia nel campo dell’editing che del ghostwriting – affonda le proprie radici nei giornali e nelle riviste per poi passare alle case editrici. Ma credo di dovere tanto alla passione che mi ha spinto a sperimentare, a seguire corsi, non solo di scrittura.
Se avete voglia di approfondire questo argomento vi rimando alla lettura di due articoli che ho scritto: Come diventare editor e ghostwriter, la guida; se vi fa piacere conoscere qualcosa in più di me e del mio percorso Come diventare editor professionista: ti racconto il mio percorso.
Credo sia fondamentale, per chi vuole scrivere testi per altri, studiare molto, tenersi aggiornati, leggere tanto e leggere di tutto, informarsi su ciò che accade nel mondo. Non è possibile che questa tipologia di professionalità viva isolata e sia poco informata anche in ambito di attualità.
Dove si trovano i clienti?
Già, questa è una domanda che qualsiasi professionista, degli ambiti più diversi, si pone. Ma credo che l’obiettivo non sia trovare i clienti, ma che i clienti trovino noi.
Ecco, la parola magica: comunicazione. Oggi è fondamentale.
Certo, scrivere testi è un’attività che spesso viene raccontata con il passaparola, quando un cliente si trova bene – perché ha conosciuto una o un professionista che sa esprimere bene la sua voce – lo raccomanda ad altri. Ma non si può più pensare di non comunicare.
Comunicare come? Vuol dire, per esempio, avere un blog che diventi una sorta di portfolio del proprio stile e delle proprie capacità tecniche ed espressive; significa scegliere un canale social e imbastire relazioni, magari creare una community, arrivare, insomma, alle persone e quindi ai clienti. In poche parole, raccontare la propria professione e anche qualche aspetto della propria vita.
Scrivere testi per altri: si può vivere di questa attività?
Da un punto di vista personale, per attitudine e carattere, non potrei svolgere una sola tipologia di attività, quindi ho affiancato al ghostwriting attività come l’editing e la formazione. Però, se si hanno i clienti giusti, o meglio, si opera in un mercato in crescita dove la richiesta è alta, sì, è possibile. Ho trattato questa tematica in modo approfondito nell’articolo Ghostwriter: la formazione, la professione, i prezzi.
Chi richiede le prestazioni di un ghostwriter oggi?
Le case editrici non sono più al primo posto. Oggi la maggior parte delle richieste per scrivere testi arrivano da professionisti, personaggi del mondo dello spettacolo, della formazione, della cultura, del food, dell’arte. Un elenco che potrebbe continuare.
Per esempio, sono numerose anche le proposte che giungono dal mondo accademico, universitario e della ricerca. Da non dimenticare aziende e imprenditori che hanno la necessità e il desiderio di raccontare la propria storia. L’ambito delle biografie è quindi sempre molto fiorente. E, va detto, anche quello delle autobiografie. Può sembrare una contraddizione in sé, nel senso che sappiamo bene che l’autobiografia si caratterizza per il fatto che sia scritta dal o dalla protagonista. In realtà, ci sono storie personali attraversate da traumi, dolori, difficoltà tali che è difficile trovare le modalità e le parole per raccontarle a livello personale, con la propria voce, ecco quindi che ci si rivolge a professionisti della scrittura.
Le competenze che vengono richieste possono essere molto diverse tra loro, come anche Eleonora Recalacati ha sottolineato. Ecco perché sostengo che chi intende svolgere questa attività deve sapersi anche mettere in gioco; certo, bisogna anche fare una valutazione delle proprie risorse e capire se si possa affrontare, o meno, quello che viene richiesto. Siamo tutti d’accordo su un aspetto: chi intende svolgere questa professione non deve avere un carattere egotico, dominato dal desiderio di apparire, di vedere il proprio nome in copertina. Certo, amiamo tutti essere riconosciuti, ci mancherebbe. Ma nel ghostwriting questo potrebbe essere un difetto importante. Insomma, non sarebbe il mestiere giusto. Quello che domina in tale attività, secondo me, è più il gusto della sfida di riuscire a modulare stile e voce; di essere di supporto ad altri e contribuire alla realizzazione del loro sogno.
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