
Come diventare editor & ghost writer
Come diventare editor e ghost writer: ne sentiamo parlare spesso, sono figure professionali che operano nell’ambito della scrittura e dell’editoria ma non sempre abbiamo ben chiaro di che cosa si occupino e come possano esserci utili, e perché mai dovremmo rivolgerci a loro, in quali situazioni, per rispondere a che tipo di necessità. Oppure sono attività che ci affascinano, ci sentiamo portati per svolgerle e vorremmo capire quale sia la strada da intraprendere.
Sono editor, ghost writer e writer coach da molti anni: ho analizzato tutti gli aspetti del mio lavoro nel corso del tempo in relazione alle diverse realtà con cui mi sono dovuta confrontare e rapportandomi ai numerosi cambiamenti sociali e culturali a cui ho assistito. Su queste professioni ha influito in maniera inenarrabile l’avvento dei social e di una nuova modalità di comunicazione offrendo incredibili opportunità a chi ama questo mestiere con spazi di creatività che anni fa erano davvero inimmaginabili.
Posso dire che per me è la professione più bella del mondo? Per me lo è.
Sono ruoli – quello di editor e ghost writer – che presentano molte affinità ma con implicazioni e pratiche differenti. Non è detto che siano collegati e che la stessa persona li svolga entrambi o che uno presupponga l’altro, anzi. In questo percorso – che vuole essere una vera e propria guida – cercherò di darti tutte le delucidazioni e informazioni utili.
Ti parlerò anche di un corso high level per editor e ghost writer. Una formazione per la professione: perché ci siano persone capaci di intraprendere quest’attività conoscendone la profonda natura e le modalità di pratica; oltre al risvolto etico di questo lavoro che è un aspetto importante, basilare.

Sulle professioni di editor e ghost writer ha influito in maniera inenarrabile l’avvento dei social e di una nuova modalità di comunicazione offrendo incredibili opportunità a chi ama questo mestiere con spazi di creatività che anni fa erano davvero inimmaginabili.
Lavorare nell’editoria
In questi ultimi tempi si parla tanto della figura di editor. Con la rivoluzione digitale, con l’avvento di nuovi canali di comunicazione, network, social tutti scriviamo. La scrittura è fondamentale. Il mondo del marketing, le aziende, i professionisti ne hanno compreso la centralità. Sempre più importante e pressante in alcuni casi la necessità di scrivere e pubblicare articoli, post, di tenere vivo un blog, di scrivere libri di presentazione di un’attività o di un’azienda.
Già, tutti scriviamo. Ma come? La necessità di professionisti dell’editing e della scrittura è emersa con forza, editor e ghost writer sono figure richieste ma non sempre è facile individuare i veri professionisti e comprenderne le caratteristiche. In particolare, se ci domandiamo come diventare editor dobbiamo conoscere bene le differenze con altre figure professionali.
La prima cosa da chiarire: differenza tra editor ed editore
Molte volte si fa confusione tra editore ed editor e si pensa che editor sia la traduzione inglese di editore. La traduzione inglese di editore è Publisher. L’editore in genere è il proprietario di una casa editrice o di una testata giornalistica, produce i libri che vantano un marchio editoriale.
La definizione di editore data da Treccani è questa: “editóre s. m. (f. –trice) [dal lat. edĭtor –oris «chi dà fuori, chi pubblica, chi organizza», der. di edĕre; v. edito]. Chi fa stampare (o, prima dell’invenzione della stampa, chi faceva trascrivere) e pubblicare, del tutto o in parte a proprie spese, opere altrui, libri, musica, riviste, ecc., curandone la distribuzione e riservandosi, in genere, i diritti di esclusiva”.
All’editore e alla casa editrice gli autori inviano le proprie opere con la speranza che vengano pubblicate. Molti sono gli esordienti che si domandano come trovare un editore; dobbiamo dire però che esistono anche altre strade attraverso cui i giovani autori trovano un editore. Accade oggi che in alcuni casi sia proprio l’editore a cercare gli scrittori soprattutto se si stratta di blogger amati dal pubblico e con tanto seguito.
Revisore del testo
Questa è un’altra figura professionale che viene spesso assimilata all’editor e in effetti, ad una prima valutazione, le competenze del revisore in realtà sembrano rientrare del tutto in quelle dell’editor: migliorare il testo a livello strutturale, analizzare la tenuta della trama, la costruzione dei personaggi, l’efficacia dei dialoghi. Questo processo viene chiamato normazione editoriale ma noi in genere lo definiamo editing.
In realtà, il revisore di testi è per lo più il correttore di bozze, corregge i refusi e tutti gli aspetti formali del testo; nella casa editrice è quello che verifica la cianografica. La cianografica è un documento di stampa che viene realizzato per controllare l’impostazione del contenuto delle pagine. Viene rilasciata dal reparto prestampa per permettere al cliente di verificare e confermare il lavoro (visto si stampi), per poi procedere alla stampa. Quante ne ho viste in vita mia di cianografiche, davvero tante; non sottovalutate questa fase se siete tra gli addetti ai lavori e anche se siete autori. Nelle realtà editoriali strutturate il correttore e il revisore rispondono ad un direttore editoriale.
Per quanto riguarda il metodo che utilizzo nella mia professione, il lavoro di editor non si potrebbe mai esaurire in queste competenze; richiede molti altri talenti e sensibilità.
Curatore editoriale
Il curatore editoriale può essere anche definito scopritore di talenti (talent scout), infatti legge e valuta le opere proponendole agli editori; si preoccupa di cercare nuove promesse da proporre sul mercato editoriale. Verifica e corregge i testi da un punto di vista generale e mette in evidenza lacune e aspetti migliorabili; non corregge i refusi perché questo è compito del correttore di bozze. Come dicevo l’editor in realtà unisce in sé entrambi questi aspetti professionali.
C’è un aspetto dell’attività del curatore che non è tipico dell’editor o almeno dell’editor freelance: mantiene i rapporti con l’autore come referente della casa editrice e valuta che quanto prodotto sia in linea con le caratteristiche della collana di riferimento.

Il lavoro di editor si nutre di profonde competenze culturali e tecniche, di aggiornamenti costanti, di metodo e di pratica e anche di capacità relazionale, di empatia, di sguardo che sa vedere l’opera finita e le potenzialità dell’autore: è talento sottile, amore per la parola, per l’armonia. Sì, anche coraggio.
Editor figura professionale
Quali competenze deve avere oggi un editor? Quando un professionista può definirsi tale?
Sono tante le persone che si propongono per fare editing sui testi (romanzi, racconti, blog, audio e video) e, lasciatemelo dire, io penso che tutti possano farlo se hanno un buon intuito, un minimo di talento, la conoscenza delle norme redazionali di base. Ma per svolgere l’attività di editor (e anche di ghost writer e writer coach) ad un alto livello professionale, ai massimi standard qualitativi tutto questo non basta.
Se ti domandi come diventare editor sappi che ti devi nutrire di profonde competenze culturali e tecniche, di aggiornamenti costanti, di metodo e di pratica e anche di capacità relazionale, di empatia, di sguardo che sa vedere l’opera finita e le potenzialità dell’autore: è talento sottile, amore per la parola, per l’armonia. Sì, anche coraggio.
Ci sono molti scrittori e lettori che si professano editor. Mi è capitato di sentire: “mi piace leggere perciò faccio l’editor” oppure “ho scritto due libri, ora faccio l’editor”.
Si può fare? Certo. Ho anche conosciuto persone appartenenti a queste categorie capaci e intuitive che hanno saputo dare dei buoni consigli agli scrittori. Queste figure sono per lo più free lance, non hanno in genere contatti con case editrici (a volte sì, magari la stessa casa editrice con cui hanno pubblicato se sono scrittori). Penso che sia utile il lavoro di queste persone perché in genere ha costi più contenuti e offre agli scrittori spunti di riflessione.
L’editor deve studiare molto
Che cosa? Deve conoscere la letteratura: come consiglio spesso, bene se ha nozioni di sceneggiatura (gli editor che hanno lavorato sulle sceneggiature hanno in genere grandi capacità di intervenire sui tempi narrativi e sulla resa dei personaggi), le tendenze in materia di scrittura che si diffondono in Italia e all’estero. Conoscere almeno una lingua straniera e leggere in lingua non può che essere utile ad avere una forma mentale più duttile.
Il titolo di studio più adatto?
Ho conosciuto editor molto bravi laureati in medicina e in biologia anche se una buona laurea in lettere o filosofia o lingue aiuta molto. Sì, consiglio un percorso di laurea ma, per quello che ho visto, è importante ma non esclusivo. Non posso negare che gli studi classici abituino a lavorare in un certo modo sui testi e diano una preparazione di base solida ma poi questo non potrà mai bastare: bisognerà aggiungere esperienza, pratica e studio personale.
La pratica è fondamentale
Anni fa l’editor era una figura intrinseca alle case editrici, oggi questo permane in genere per le grandi e meno per le piccole. Numerose case editrici si appoggiano a professionisti esterni e tante altre, purtroppo, non lo fanno pubblicando testi di dubbia qualità. Gli editor che oggi lavorano all’interno di una casa editrice si qualificano come monomandatari nel senso che lavorano esclusivamente per quella etichetta editoriale; ci sono, invece, editor che come liberi professionisti lavorano per più case editrici diventando spesso anche agenti letterari. Gli agenti letterari sono tanti ma pochi quelli che hanno contatti veri e proficui con le testate editoriali.
L’editor deve essere anche uno scrittore?
Non per forza ma è chiaro che scrivere, essere autori di libri significa sperimentare quello di cui parli; è come insegnare per esempio scrittura autobiografica senza aver mai scritto la propria autobiografia: ti devi sporcare le mani, ecco. Sapere quanto sia difficile produrre buone frasi e correggerle e rifare tutto da capo quando le cose non vanno.
Puoi essere un buon editor, correggere bene un romanzo anche senza essere un autore, ci sono stati grandi editor che non hanno mai scritto libri. Certo, come detto, l’esperienza aiuta sempre.
Quale formazione scegliere?
C’è un corso per diventare editor? Un percorso di laurea breve o lungo che sia?
In Italia non esiste un vero e proprio percorso professionale per diventare editor. Ci sono tanti corsi e bisogna scegliere con attenzione soprattutto in relazione ai reali sbocchi lavorativi. Valutare se poi i corsi prevedono stage, collaborazioni, o invece no. Certo, il mestiere s’impara sul campo ma oggi la formazione continua di chi svolge questa professione è basilare.
Le due principali Università di Milano organizzano master in editoria che riguardano però anche tante diverse competenze che esulano dal lavoro di editor in senso stretto per quanto un master di questo tipo costituirebbe di certo una valida formazione.
Master in Editoria organizzato dall’Università degli Studi di Milano, dalla Fondazione Mondadori e dall’Associazione Italiana Editori, a questo master si accede con laurea.
Master in Editoria cartacea e digitale organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, master di secondo livello a cui si può accedere solo con laurea magistrale.
Da qualche anno anche lo Iulm organizza un master in editoria in collaborazione con diverse case editrici, infatti alla fine del Master gli allievi possono effettuare stages presso le case editrici.
Master in giornalismo, editoria e management culturale è organizzato dalla Sapienza di Roma in collaborazione con Einaudi, Il Saggiatore e Minimum Fax.
Questi sono solo alcuni, altre città come Pavia, Verona, Macerata organizzano, nelle loro università, master dedicati all’editoria e all’editing. Ma non solo presso sedi universitarie, sono molti i corsi tenuti dalle stesse case editrici o dalle scuole di scrittura.
La formazione è fondamentale se si vogliono raggiungere alti livelli professionali. Le persone devono essere formate su tutti i fronti non solo tecnico ma anche umano. I rapporti con gli autori, la clientela di professionisti e imprenditori sono di fondamentale importanza così come un occhio attento a cogliere le incongruenze di un testo.
Corso per editor e ghost writer
Infatti il Corso per editor e ghost writer nasce da questa esigenza e con un duplice obiettivo: trasmettere ai partecipanti una vera formazione che permetta di poter esercitare la professione con alti standard qualitativi.

Scrivere per altri (blogger, aziende, imprenditori, giornalisti) è una parte importante della mia attività. Molti mi chiedono “ma non è frustrante scrivere e poi vedere la tua scrittura attribuita ad un’altra persona?”. No, per niente. Anzi è una sfida
Entra in scena il Ghost Writer
Ghost Writer? Si è scritto tanto su questa figura e anche il cinema e la letteratura ci hanno messo lo zampino. Storie romanzate di ghost writer che vivono impensabili avventure. Si tratta di uno scrittore fantasma, che c’è ma non si vede perché scrive a nome di un altro.
Scrivere per altri (blogger, aziende, imprenditori, giornalisti) è una parte importante della mia attività. Molti mi chiedono “ma non è frustrante scrivere e poi vedere la tua scrittura attribuita ad un’altra persona?”. No, per niente. Anzi è una sfida nel vero senso della parola, ogni lavoro di questo genere mi stimola come se dovessi partire per un viaggio avventuroso. L’impresa non è mai semplice perché devi entrare nello stile di un’altra persona e, molte volte, migliorarlo non secondo i tuoi standard ma secondo i suoi. Quando scrivi non sei più tu, sei l’altra persona.
Il trasformista della scrittura
Il vero ghost writer prende le sembianze della persona per cui scrive. La capacità di adattare le parole, di interpretare uno stile è imprescindibile. Non solo devi scrivere bene ma devi essere un trasformista della scrittura.
Un ghost writer s’informa e studia in base agli argomenti che deve affrontare. Esistono ghost writer specializzati, per esempio, in testi scientifici, altri in scrittura di discorsi o di libri di cucina. Ci si può specializzare, certo, ma il ghost writer deve essere flessibile anche dal punto di vista culturale e appassionato. Mi è capitato di scrivere un manuale di yoga e poi un libro di viaggi in Europa, scrivere i testi per un blog di life style e uno di letteratura. Ho amato tutte queste scritture perché in quel momento vestivo i panni dell’autore. Ho imparato tanto, ho esplorato nuovi stili e dimensioni della scrittura.
Se scrivi un testo aziendale, la biografia di un manager, se parli di un metodo innovativo di mercato devi entrare in quel mondo portando la creatività, la visione, lo stile giusto per il progetto.
Scrivere bene, dare il massimo e non uscire con il tuo nome secondo me è vero amore per la scrittura e per questo lavoro. Significa accettare la sfida, vivere mille vite professionali. Inoltre ci si arricchisce di continuo perché s’impara sempre. Lo sconsiglio a chi sa di essere molto egocentrico.
Quale tipo di formazione?
Bisogna essere colti nel vero senso della parola: affamati di cultura, ecco. Il ghost writer deve saper scrivere bene, conoscere sintassi e grammatica e avvalersi di bravi collaboratori che facciano poi il riscontro dei testi; avere un patrimonio culturale vasto e approfondito è condizione indispensabile. Leggere molto, ascoltare musica, andare a teatro, viaggiare, osservare e ascoltare: questo è nutrimento per il ghost writer.
Per esperienza ho visto che riescono meglio le persone con mentalità duttile e, nello stesso tempo, molto precise. Attente ai minimi particolari; bisogna essere bravi a raccogliere le interviste (perché questa è la fonte principale di materiale) e a fare le domande giuste. Sensibili al punto tale da studiare il cliente: come parla, che parole usa, come si muove, come si esprime, che stile ha, a quale risultato mira con il libro, l’articolo, il testo su cui state lavorando.
Chi ingaggia un ghost writer?
Devo dire che è una domanda che mi fanno spesso: chi ingaggia un ghost writer?
Oggi più che altro leader e professionisti che per esempio hanno ideato un metodo nel loro settore e hanno la necessità di racchiuderlo in un libro sia per diffondere il proprio lavoro sia come supporto per l’attività. E poi celebrità del web, della tv e persone molto impegnate che desiderano produrre un testo (o che è stato commissionato loro) per vari motivi: la propria autobiografia o testi su svariati argomenti che ritengono utili divulgare; le case editrici per aumentare i titoli di un dato autore (negli Usa è abbastanza frequente che i grandi autori abbiano dei ghost writer che diano loro una mano per aumentare la produzione); molte aziende per scrivere articoli e testi dedicati a ciò che è di interesse del pubblico e della clientela.
Attenzione: ci vuole tempo, o almeno, il giusto tempo. Certo che si può fare in poco tempo, secondo uno schema standard, per usi standard e di qualità standard, ovvio. Scrivere è sempre un percorso che richiede attenzione e originalità.
Vi chiederete se non venga mai menzionato il ghost writer? In alcuni casi viene citato come editor o contributore o assistente alla ricerca. Di norma però non viene menzionato.
Di chi sono i diritti dell’opera?
Qui dovremmo anche aprire il capitolo dei diritti d’autore. A chi spettano?
Il copyright e il diritto di sfruttamento dell’opera spettano al committente che li ha acquistati sottoscrivendo un accordo e pagando il ghost writer che cede così la propria opera. I cosiddetti diritti morali rimangono invece del vero autore perché per la legge sono inalienabili e irrinunciabili (articolo 22 della legge n. 633 del 1941: sì siamo ancora regolati da una legge del 1941).
Va sollevata anche un’altra questione: la vera paternità dell’opera non viene dichiarata e si configurerebbe un inganno della collettività, i fruitori dell’opera dovrebbero sapere chi sia il vero autore. Penso che questo sia corretto quando pensiamo ad un romanzo, un genere in cui i lettori si legano molto all’autore, ne fanno un beniamino, un modello: nei loro confronti bisognerebbe essere onesti. Però accade che gli autori per rispettare i contratti editoriali abbiano bisogno di un aiuto: è giusto oppure no? Annosa questione.
Diverso è il caso di libri professionali come manuali, biografie, libri che illustrano un metodo o uno storytelling aziendale. In questi casi l’autore non ha neppure la pretesa di sentirsi scrittore, ha bisogno del testo per una serie di ragioni ed è necessario che sia a suo nome. Pensate alle biografie dei calciatori, di grandi imprenditori, alle storie aziendali.
Mi capita – come cultrice in autobiografia – di raccogliere e poi scrivere tante storie personali. Sono persone che hanno bisogno di comunicare un messaggio agli altri: direi che è funzionale che affidino i loro pensieri ad un ghost writer. Così come tanti famosi chef che sanno cucinare ma la scrittura non è proprio nelle loro ambizioni, molti libri di cucina sono opera di bravi ghost writer.
Il corso Editor e GhostWriter
Sarà a numero chiuso e i partecipanti saranno selezionati.
La mia idea e il mio obiettivo è dare a chi parteciperà la competenza per iniziare una professione bella, affascinante anche se difficile, per intraprendere progetti impegnativi, sfide importanti; spronare ad una continua crescita, al confronto culturale e tecnico.
Corso Editor & Ghostwriter
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Un articolo completo che aiuta a fare chiarezza nel meraviglioso mondo della parola. Una delle espressioni che più mi ha colpito è: “Bisogna essere colti nel vero senso della parola: affamati di cultura”. La ricerca di informazioni, la lettura, le interviste, i libri vecchi e le nuove pagine web: conoscere e sperimentare sono due aspetti entusiasmanti del lavoro del Ghost Writer. Grazie Alessandra per la Guida: non si smette mai di imparare e si ha sempre più voglia di studiare.
Certo Federica, chi fa questo mestiere deve essere “affamato di cultura” e non si smette davvero mai d’imparare.
Un interessante approfondimento dedicato a professioni molto delicate, però abbastanza confuse nell’immaginario collettivo. In un mondo editoriale pieno di figure non meglio identificate è davvero prezioso un contenuto che individui le professionalità e ne ristabilisca le competenze. Grazie collega.
Grazie a te, di cuore.
Molto, molto interessante! Stavo proprio chiedendomi da dove cominciare per intraprendere questa meravigliosa professione. Vi contatterò sul sito del corso 🙂
Grazie Costanza.