
Trovare un editore
Hai finito la tua opera e ora ti domandi come presentare un libro a un editore perché lo apprezzi e lo pubblichi. Domanda interessante, da analizzare sotto diversi aspetti.
Di sicuro avrai già fatto l’editing e quindi sai di proporre un testo rivisto e sistemato dal punto di vista dell’ortografia, della grammatica e della sintassi. Tutto funziona. Ambientazione, personaggi, sviluppo narrativo. Se si tratta di un manuale o di un saggio, avrai verificato che sia ben strutturato e argomentato.
Self-publisher o editore: hai scelto con cura?
La decisione da prendere è se intraprendere la strada del self publishing e quindi dell’auto pubblicazione oppure avventurarti nella ricerca di un editore. Ho parlato molto di questi argomenti sul mio blog in particolare ho scritto una guida relativa al self publishing (Self-publisher: vantaggi e svantaggi dell’auto pubblicazione) e a tutti i casi in cui sia utile sceglierlo. Io non ho grandi preclusioni a riguardo, anche perché oggi troviamo interessanti opportunità per auto pubblicarci. Quello che conta è che dietro all’auto pubblicazione ci sia una motivazione forte, una grande consapevolezza di quello a cui stiamo andando incontro e soprattutto dobbiamo avere ben chiari quali saranno i nostri canali di distribuzione. Non è detto che i canali di distribuzione di chi fa auto pubblicazione abbiano minore forza dei canali distributivi di certi editori, quindi valutate bene perché se la distribuzione è il vostro obiettivo, la scelta dovrà essere molto oculata.
Come trovare una casa editrice seria
Il mondo dell’editoria oggi è molto particolare: è passato un tornado sugli editori, nel senso che a un certo punto questo mondo è cambiato in una maniera inimmaginabile vent’anni fa. Oggi gli autori hanno in mano gli strumenti per pensare, ideare e scrivere un libro, non solo, possiedono gli strumenti per pubblicarsi e per promuoversi, quindi è chiaro che tutto questo ha portato grandi cambiamenti, in più si aggiunga che l’editoria paga il prezzo di una normativa vecchia. Pensate che il diritto d’autore è ancora regolato da una legge del 1941 (Legge 22 aprile 1941, n. 633) con tutta una serie di interventi ed emendamenti ma che non hanno innovato in modo da ripercuotersi in maniera costruttiva sul contratto editoriale.
Se pensi di inviare il tuo testo a un editore – ma anche se tu avessi deciso di orientarti verso l’auto pubblicazione – la prima cosa che devi verificare è quella di aver realizzato un testo ben scritto e corretto. Il fatto di ricevere pagine da rivedere, e quindi su cui dover investire denaro, non piace molto agli editori.

L’importanza di una scelta mirata
Ma torniamo a come ci dobbiamo approcciare a questo mondo complicato e non sempre chiaro nelle regole proposte e nel trattamento riservato agli autori. Se vi chiedete come presentare un libro a un editore, ecco: operate una scelta mirata, proprio perché questo mondo è così vasto, perché ci sono tanti editori che editori non sono e quindi dobbiamo andare a individuare quale sia quello giusto per i nostri obiettivi.
Come autori dovete sempre chiarirvi che cosa volete ottenere con questo testo. Dove volete arrivare? A quale pubblico? Non sparate nel mucchio, non inviate e-mail come ricevevo negli anni in cui sono stata editore: capitava che mi arrivassero e-mail in cui mi si diceva di avermi scelto come editore preferito, peccato che in copia conoscenza ci fossero altri venticinque editori. Questo non piace a un editore perché nessuno non ama essere un’opzione fra tante. Inoltre, diciamo che non facciamo proprio la figura delle persone oneste.
All’editore piace pensare che ci sia un’assonanza di intenti che ha portato l’autore a fare questa scelta, quindi prendetevi del tempo per individuare la casa editrice che v’ispira, che ha un catalogo in cui la vostra opera potrebbe stare a proprio agio.
Quanta fretta, ma dove corri?
Molti degli autori con cui lavoro e che seguo nell’attività di editing hanno sempre tanta fretta, ma la fretta credetemi, ve lo dico per esperienza, non è buona consigliera.
Purtroppo per la troppa frenesia di terminare il lavoro non si rivede bene il proprio testo e si rischia di bruciarsi. La scelta della pubblicazione è importante, il vostro libro sarà letto e quindi è bene che sia stato scritto nel modo migliore, corretto e perfezionato dove necessario. Quel marchio editoriale con cui andiamo a unirci deve corrisponderci, ci deve essere una sorta di patto in cui noi riconosciamo il lavoro dell’editore e l’editore apprezza il nostro.
Lo so, conosco benissimo questo mondo perché ci sono dentro tutti i giorni e comprendo quanto sia difficile, ma credetemi: a fronte di tanti improvvisati finti editori ci sono anche editori molto capaci, bravi e attenti alle esigenze dell’autore, che non solo fanno business (perché non dimentichiamo che l’editore è impresa a tutti gli effetti e quindi deve produrre fatturato) ma si preoccupano – anzi sentono l’esigenza – di trasmettere cultura. Credo che case editrici e scrittori debbano assumersi questo compito e questa responsabilità. Lo scrittore con i suoi libri genera cultura, pensiero ed è lo stesso compito che spetta all’editore.
Dimostratevi competenti
Dimostratevi competenti, scrivete a un editore facendo capire che conoscete il suo catalogo; addirittura potreste anche indicare la collana in cui pensate che il vostro libro possa essere inserito. Non è secondario mostrare che abbiamo dedicato del lavoro allo studio del catalogo, quindi sappiamo quello che l’editore pubblica. Sarebbe bene che lo sapessimo davvero nel senso che quando ci piace un editore è utile e doveroso conoscerlo bene. Gli autori sanno troppo poco del mercato editoriale. Si ha l’impressione che a chi scrive, a volte, vada bene tutto pur di pubblicare. Ma non è la strategia giusta.
Ecco, su questo metto sempre in guardia gli autori con cui lavoro: un editore non vale l’altro, piuttosto aspettate più tempo ma scegliete bene.
Rispondere alle richieste nel modo corretto
Come presentare un libro a un editore? Rispondendo alle richieste della casa editrice nel modo corretto.
Nei siti c’è sempre, o dovrebbe esserci, un link dedicato all’invio dei manoscritti; a volte, le richieste si trovano nel link “contatti” ma in genere dovrebbe esserci proprio la sezione “invio manoscritti”. Lì trovate tutte le modalità che l’editore richiede per l’invio del manoscritto: che ci piacciano o meno, quelle sono e quindi se l’editore chiede la sinossi non manderò il riassunto. La prima cosa che indispone un editore è proprio quella di ricevere ciò che non ha chiesto.
Ci sono ancora editori – e su questo, lo dico, non sono per nulla d’accordo – che chiedono il manoscritto stampato. Perché lo fanno? Probabilmente per risparmiare e non dover stampare il manoscritto; li capisco, considerando tutto quello che ricevono, ma in questo modo si produce comunque molta carta. Oggi abbiamo la grande possibilità di mandare un file ed evitare lo spreco di carta, perché non farlo?
Entriamo ora in dettaglio e andiamo a vedere quali siano le richieste principali avanzate dagli editori.
Editing del testo
Immagino sia scontato, ma lo ripeto: il testo che mandate all’editore deve essere stato corretto. Consiglio di leggere un articolo che ho dedicato proprio a Come fare editing e perché sia necessario.
Ci si aspetta un bel testo; è un desiderio di tutti gli editori quello di trovare delle belle storie da poter produrre e quindi da poter donare ai propri lettori. Ma non piace trovarsi di fronte a pagine che non siano state curate e corrette. La perfezione non esiste e anche l’editore farà il proprio editing sul vostro testo, ma presentare un’opera curata è un buon biglietto da visita. Anni fa, molte case editrici avevano al loro interno gli editor e i correttori di bozze che provvedevano a sistemare i testi. Attualmente è molto raro, soprattutto nella media e piccola editoria. Provvedete a mandare un testo che non abbia grandi interventi, grandi correzioni da fare, perché può scoraggiare un editore.

Coltiva la pazienza, prenditi del tempo per studiare il mondo editoriale, leggi i libri degli editori che ti interessano, frequenta le librerie sia virtuali che fisiche. Osserva e studia il più possibile. Gli autori competenti raggiungono quasi sempre il risultato di veder pubblicato il proprio libro.
La sinossi
La sinossi, in genere, mette lo scrittore un po’ in agitazione. La parola già dovrebbe aiutarci perché significa synopsis che vuol dire insieme, o meglio sguardo di insieme: è quello che dovremmo trasmettere nella nostra sinossi, detta anche volgarmente riassunto, anche se un riassunto con delle caratteristiche particolari; diciamo che i due termini non si equivalgono del tutto.
Non dovremmo scrivere cinque o sei pagine in cui andiamo a raccontare tutta la storia; la sinossi deve essere molto mirata, può anche non essere scritta da voi, ci sono moltissimi autori che non la scrivono ma l’affidano, come la quarta di copertina, ad altri autori, agli editor o ai ghostwriter. Quindi, se sentite che proprio non vi viene e quello che potreste produrre è una brutta sinossi, affidatela all’editor che vi sta seguendo; anche se, ve lo devo proprio dire, da uno scrittore che ha scritto un libro, mi aspetto che sappia scrivere anche la propria sinossi. Sì, lo so, non sempre questo tipo di scrittura è nelle corde dell’autore.
Quanto deve essere lunga la sinossi?
Diciamo che è stato scritto tanto sulla sinossi, trovate anche in questo caso un articolo specifico sul mio blog (Come scrivere la sinossi del tuo libro); c’è chi dice 600-800 caratteri, chi invece la vede più ricca di particolari e quindi si parla di minino 1000-1500 caratteri fino a 2000-2500. Immaginate una pagina di un classico A4: in genere sono 1800 caratteri (30 righe per 60 battute a riga).
Sarebbe bene che l’editore indicasse anche le battute, perché poi arriva una sinossi troppo lunga o troppo corta. Ma se l’editore non le indica state tra le 600 e le 1.500 battute.
Molti dicono che la sinossi debba essere scritta in terza persona e al presente. Vi dico scrivete una bella sinossi, in cui fate capire come avete lavorato bene, di che storia si tratti e quali siano gli aspetti principali, lo sviluppo narrativo di questa storia. Un editore corretto e serio si serve della sinossi per capire quello che andrà a leggere, per verificare se la tematica sia di suo interesse, se l’autore ha le idee chiare, ma non si baserà certo solo su quella per valutare un testo.
Aggiungete anche un paio di righe in cui spiegate perché l’editore dovrebbe pubblicarla e quale sia il punto di forza che questa storia presenta.
Alcuni editori appunto non parlano di sinossi, parlano di riassunto ma intendono in genere la stessa cosa. In questo caso diciamo che preferiscono una narrazione più dettagliata della trama.
Mi viene sempre in mente il grande Cesare Pavese che come sapete fu editor. Quando lavorava in Einaudi, valutava i manoscritti; anzi, valutava anche le lettere di presentazione degli autori. Se la lettera non era scritta bene, addirittura non passava alla lettura del manoscritto e lo rimandava al mittente. Questo per dirvi quanto sia importante presentarsi nel modo giusto.
Se volete approfondire questo aspetto di Cesare Pavese vi consiglio di leggere L’editore Cesare Pavese.
Quando viene richiesta la descrizione dell’opera
Se l’editore chiede la descrizione dell’opera in genere si riferisce alla sinossi; se invece trovate la richiesta di entrambe, è evidente che voglia una sinossi più breve e incisiva e poi una descrizione più dettagliata. La sinossi come sguardo d’insieme e invece la descrizione, quando è richiesta, come un riassunto più ampio e quindi possiamo anche allargarci e scrivere dalle due alle quattro pagine. Auspico sempre, come dicevo, che gli editori diano gli elementi per confezionare quello che davvero vogliono e non siano vaghi o imprecisi.
Logline: come e perché farla
C’è poi la logline: arriva dal mondo della sceneggiatura, è il film in due righe, ma è anche la storia in due righe; per me è un campanello d’allarme, perché quando lo scrittore non sa condensare la propria storia in così poco spazio, mi viene il dubbio che questa storia non sia ben chiara neanche a lui. Capisco che non sia facile, soprattutto per chi la storia l’ha scritta e ha tante idee nella testa. Non è semplice ma è fattibile, deve essere fattibile, bisogna poter dire in poche parole di che cosa parli la storia.
Nel mondo del cinema, il bravo sceneggiatore è in grado di esprimere tutto il film in un paio di righe; lo stesso dovrebbe fare lo scrittore. Quindi allenatevi, quando vi viene chiesta la logline è un bell’esercizio, una bella sfida perché siamo costretti ad andare a focalizzarci su quello che è il centro, il focus, la trama della nostra storia; quindi anche questo è molto importante.
Non tutti gli editori la chiedono, però sarebbe bene saperla fare in ogni caso. È un esercizio, ma vuol dire rispondere alla domanda: di che cosa parla? E se tu hai ben chiaro di che cosa tratti la storia che hai scritto, sarai in grado di condensarla in poche righe. Se ci pensi anche la Divina Commedia può essere condensata in una logline: “è la storia di un uomo che compie un viaggio tra inferno, purgatorio e paradiso e vedrà i tormenti e le benedizioni riservati agli uomini: un monito per tutti”. Sì, può essere scritta meglio: potete fare delle prove, ma più utile se le fate con la vostra storia, Dante Alighieri ha già raggiunto il meritato successo.
Quante pagine inviare all’editore?
Nella nostra analisi di come presentare un libro a un editore non può mancare la domanda: quante pagine devo mandare? Quanti capitoli? Ma devo proprio mandare tutto il mio testo?
Quando viene richiesto tutto il manoscritto, molti autori manifestano la preoccupazione di inviare un’opera inedita a qualcuno che non conoscono e temono il plagio. Questo aspetto lo vivono già con gli editor, lo vivono già con me; per questo, quando mi chiedono di lavorare con loro io lascio la possibilità di inviarmi anche un estratto (accompagnato dalla sinossi) perché capisco il disagio. In ogni caso, emetto sempre una clausola di riservatezza e mi impegno al rispetto e alla protezione del testo che mi viene inviato. Credo che il rischio di plagio oggi sia molto raro, forse avviene di più in quel campo che dicevamo prima delle sceneggiature, in campo cinematografico, dove c’è una sete di sceneggiature molto diffusa. Inoltre, non sono molti i testi che invogliano a essere copiati.
Inviare i capitoli
A volte l’editore richiede un paio di capitoli. Valutate bene, fate una scelta e mandate i capitoli che ritenete migliori e quindi quelli su cui avete lavorato di più che esprimono la storia. Potete mandare dei capitoli in sequenza, il primo e il secondo per esempio. Il primo capitolo consiglio di mandarlo sempre, perché l’incipit è davvero importante per far capire la vostra qualità di autori. Può essere abbinato anche a un capitolo centrale, magari proprio quello dell’accadimento fondamentale che influisce sulla storia e sul suo cambiamento. Importante, se si tratta di romanzo, mostrare il personaggio e i suoi tratti caratteristici; utile inviare anche dei dialoghi, per esempio.
Assicurare e difendere il proprio manoscritto
Ci sono degli accorgimenti per proteggere il proprio testo e potervi tutelare dal plagio facendo valere le vostre ragioni.
Se avete una Pec (posta elettronica certificata) inviate il file a voi stessi o a persona di fiducia in modo che si possa attestare la paternità o la maternità dell’opera.
C’è sempre il vecchio metodo della nonna: imbustate manoscritto e sigillate la busta con cera lacca e inviatela al vostro indirizzo; quando arriverà, timbrata con la data, non apritela ma conservatela a futura prova, sperando che non sia necessario utilizzarla. Sconsiglierei una registrazione alla Siae prima che il testo sia stato dato a un editore, ci penserà l’editore ad assicurare la copertura dei diritti dell’opera. Però è sempre una valutazione che dovete fare voi, certo che se l’editore chiede tutto il manoscritto lo dovete mandare.
Lettera di presentazione via e-mail all’editore
Oggi la lettera di presentazione è stata sostituita dall’e-mail, ma questo non significa scrivere una comunicazione informale.
Ecco un esempio utile, un tipo di e-mail che potete utilizzare.
“Gentile Editore (se siete a conoscenza del nome preciso di chi visiona i manoscritti indirizzate l’ e-mail a questa persona con nome e cognome)
seguo e apprezzo da tempo la vostra casa editrice (scrivetelo solo se è vero). Per questo ho deciso di inviare a voi la mia opera da poco ultimata e già sottoposta a editing. In particolare, mi sembra che possa rispondere ai criteri tematici della vostra collana xxx.
Allego, come da vostra richiesta, la sinossi e due capitoli indicativi.
In attesa di un riscontro… (inserite i saluti come preferite)”.
Visitate le librerie
Virtuali o reali: visitate le librerie. Andate a vedere i libri, andate a vedere la vostra tipologia di storia con quale editore potrebbe essere pubblicata, fatevi un’idea delle confezioni delle copertine. Osservate tutto con attenzione. Gli autori dovrebbero approfondire in continuazione la loro conoscenza del mercato editoriale. Invece, il più delle volte, mancano di una vera informazione sia delle ultime uscite sia del mercato editoriali.
Editoria a pagamento
La cosa che mi preme ricordarvi è di stare davvero alla larga da tutta quella che editoria non è.
Tocco con mano ogni giorno la situazione: gli autori mi mandano contratti perché io li valuti e dia un parere; per fortuna non tutti sono già stati firmati, perché non si tratta di contratti editoriali ma contratti di vendita veri e propri. Ricordatevi sempre che scrivere è una forma d’arte e una professione e come tale deve essere considerata: non siete voi che dovete pagare un editore per pubblicare il vostro libro, se deciderete di auto pubblicarlo vi orienterete nell’ambito del self publishing, dove diventerete a tutti gli effetti produttori del vostro libro e avrete il guadagno relativo alle vendite.
Puntate invece a editori che credano nella vostra opera e che si mostrino presenti e attivi; editori di cui vediamo la produzione, seguiamo la comunicazione, andiamo a leggiamo il sito e il blog. Informiamoci sui libri che hanno prodotto, se possibile leggiamoli: come pensiamo presentare un libro a un editore senza aver letto almeno un paio di titoli che quell’editore stesso ha pubblicato? Se ci rendiamo conto che sono libri poco curati forse non avremmo l’ambizione di uscire con quell’etichetta editoriale. Ma la parola chiave che davvero voglio passarvi in questa nostra conversazione è pazienza: non abbiate fretta di pubblicare, valutate bene il testo, che sia un buon testo e valutate bene l’editore che sia un buon editore.
Spero di avervi dato tutte le indicazioni utili o comunque una buona parte di indicazioni che vi possano servire.
Quando avete dei dubbi sull’editore sapete che volentieri esprimo un parere così come sui contratti. Non voglio che gli autori cadano in certe trappole perché amo questo lavoro, la scrittura e conosco quanto sia grande l’impegno di chi scrive. Abbiate un’alta considerazione del vostro mestiere, della vostra passione perché ripeto la scrittura non è solo una professione è una forma d’arte.
Buona scrittura
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grazie mille