
La scrittura aiuta a guarire. Fa bene alla nostra mente e di conseguenza al corpo.
C’è stata una dichiarazione fatta da Duccio Demetrio – accademico, saggista e fondatore della Lua, Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari – che mi ha colpita molto. Non che avessi dubbi, anzi. Il fatto che l’abbia dichiarato, senza mezzi termini, ha avvalorato gli studi e le sperimentazioni di questi anni anche nei confronti di chi possa nutrire ancora incertezze. “Crediamo e ne abbiamo ormai le prove, da vent’anni, che la scrittura sia uno strumento anche di cura, uno strumento terapeutico.” Sono le parole di Demetrio. Quando usiamo il termine terapeutico dobbiamo farlo con cautela.
Ne ho parlato in un altro articolo scendendo proprio nei particolari della scrittura terapeutica: “La scrittura terapeutica: che cosa significa e perché funziona.”
La scrittura è una terapia naturale, mi piace definirla profonda, non sostituisce le cure mediche ma le supporta e spesso, come in quel percorso che è la medicina narrativa, aiuta a chiarire le cause stesse della patologia, i fattori scatenanti, la componente soggettiva.
Possiamo dire che scrivere aiuta a guarire?
Sì possiamo dirlo. Gli studi fatti in tanti anni, le sperimentazioni lo dimostrano. Ci sono persone che scrivendo hanno alleggerito i loro traumi, hanno avuto una visione più chiara e lucida della loro vita, si sono attenuate – se non in alcuni casi risolte – forme di depressione. Se volete approfondire questo argomento vi consiglio la lettura di “Scrivi quello che ti dice il cuore” di Pennebaker: è anche grazie ai suoi studi che abbiamo oggi delle certezze nell’ambito della scrittura terapeutica.

Ricercare le parole è un’immersione nel nostro cervello, nelle connessioni neuronali ed è espressione di noi stessi.
Ma che cosa si deve scrivere e come? C’è un tipo particolare di scrittura che aiuta rispetto ad altri? Scrivere aiuta sempre
Quando scriviamo intanto ci concentriamo. Anche quando costruiamo una storia di fantasia, dei personaggi, una vicenda la nostra mente deve strutturare, prestare attenzione ad uno sviluppo ed è un grande esercizio di disciplina mentale. Ricercare le parole è un’immersione nel nostro cervello, nelle connessioni neuronali ed è espressione di noi stessi.
Chi si dedica alla scrittura creativa si costruisce dei momenti di isolamento che fanno un gran bene perché permettono di entrare nel mondo immaginario che ci portiamo dentro, di renderlo visibile nelle storie che inventiamo. Pensate per esempio alla creazione di un dialogo, parole messe in bocca ai personaggi, ritmo narrativo: sono costruzioni mentali che giovano ai nostri meccanismo di pensiero.
Qual è la vera scrittura terapeutica?
Certo, la scrittura terapeutica per eccellenza è quella autobiografica e quella consapevole.
Scrivere la propria storia è esperienza incredibile. Mi occupo ormai da tanti anni di autobiografia ma è stato quando ho scritto la mia che ho compreso davvero al sua forza incredibile, la sua potenza (la mia autobiografia s’intitola Ti aspetto qui, edita dal Writing Way Lab). Penso che ogni persona dovrebbe dedicare del tempo a ciò che ha di davvero prezioso: la storia personale, il vissuto.
Quando viviamo un disagio scrivere ci viene in soccorso. L’atto in sé porta subito calma, almeno quando scriviamo ma vedremo che lo stato di tranquillità si estenderà al pensiero che attraverso le parole ritrova equilibrio.
Gli studi che Pennebaker e i dati raccolti dimostrano quanto la scrittura lenisca i traumi, permetta di prendere le distanze da quello che ci ha ferito, dal dolore, dalla paura. Un piccolo passo spesso consente grandi miglioramenti, ci fa sentire più forti, iniziamo a vedere con chiarezza e comprendiamo di potercela fare. Non è un cammino immediato. Richiede costanza e l’impegno di dedicarsi con regolarità alla scrittura.
Da dove si comincia?
Dallo scrivere in modo libero quello che sentiamo, come dice Pennebaker “scrivete di quello che vi tiene svegli la notte”. Il concetto è semplice: trasformare in parola – scritta – i pesi che abbiamo dentro di noi.

Scrivete di quello che vi tiene svegli la notte.
Alcune pratiche di scrittura molto utili
Tenere un diario è altra pratica utile, un atto di raccolta che può preparare la scrittura autobiografica. C’è chi preferisce tenere un diario cronologico altri un diario dei pensieri, delle sensazioni.
Esiste poi il memoir una raccolta di ricordi e che ha un grande valore di cura, autobiografica che diventa terapeutica. A volte può anche essere un atto che rendiamo non solo a noi stessi ma anche ad altri, ai nostri familiari per esempio perché sentiamo la necessità di conservare e donare la memoria del vissuto..
In questo caso puoi scrivere senza preoccuparti di altro che di raccogliere i tuoi ricordi dando l’ordine che preferisci.
Le persone e i luoghi
Puoi iniziare utilizzando come elemento base le persone. Pensa alle persone che fin dalla tua nascita sono state importanti per te. Persone a cui devi molto, altre che ti hanno fatto soffrire (anche di questo va tenuto conto); oppure puoi analizzare i luoghi in cui hai vissuto e che hanno avuto un significato nella tua vita.
Tutto questo ci aiuta e ci fa bene.
Il potere della scrittura
La scrittura ha un potere che ignoriamo e a cui possiamo invece affidarci perché se ci pensi è molto semplice: scrivere è atto antico, esprime i nostri pensieri, li identifica con la parola e quindi per esempio la paura, il dolore trovano confine, diventano identificabili, si ridimensionano e a volte trovano il loro senso per chi li sta analizzando.
Nel mio libro Vision narra te stesso scrivi il tuo futuro – edito in questi giorni da Eifis Editore affronto in modo approfondito il ruolo della scrittura nell’analisi di noi stessi e di quanto un lavoro strategico su noi stessi ci riveli la nostra natura e ci faccia recuperare energia, lucidità e salute.
Ti segnalo un video dedicato alla narrazione delle persone che ti sarà molto utile. T’invito a partecipare al gruppo fb Vision, una vera e propria palestra di scrittura terapeutica.
Cara Alessandra, ti leggo sempre con tanto interesse e con passione perché tu sai bene quale ruolo importante è stata – e lo è – la scrittura per me. Non passa giorno senza che io metta nero su bianco un pensiero, un ricordo, una riflessione, a volte – spesso direi – qualcosa che mi ha fatto ridere. Ebbene la vita è un po’ come essere sulle montagne russe, ora si tocca il cielo con un dito e, in men che non si dica, succede qualcosa che ci fa sprofondare fino a sentirci deboli e inadeguati. Ho sempre tenuto un diario cronologico dove appuntare il buono e il cattivo tempo, senza andare troppo in esplorazione dei motivi che mi facevano stare ora bene, ora male. Oggi, però, scopro che il memoir è la soluzione di un momento di basso tono. L’ho scoperto proprio in questi giorni, sabato sera per l’esattezza, mentre ero in macchina e, guidando senza aver voglia di ascoltare la radio. Pensavo al perché di certe cose che mi accadono. La mia ricerca del perché per ogni cosa ammetto sia spesso esagerata, mai però, ho sentito il bisogno di scriverla. Ebbene, il gesto dello scrivere a mano la mia riflessione mi ha condotta ad uno stato di calma che non avevo mai propvato prima e, di conseguenza, al risollevamento del morale. Sabato sera ho fatto una scelta importante, difficile ma importante. So che potrebbe scendere il mio livello di tono, ed è questa la mia difficoltà, ma so anche di avere tra le mani un’arma efficace per farlo risalire al massimo livello.
Grazie di cuore.
E’ bello sapere che ci sono persone che utilizzano la scrittura per guardarsi dentro. Vorrei tanto sedermi davanti a un caffè con queste persone, anche una sola, per confrontarmi con loro/lei. Sono piena di parole
Sì la scrittura è strumento meraviglioso per conoscere se stessi. Scrivi tutte le tue parole, non perderle.
Affidarsi alla scrittura Marinella ci prepara a grandi restituzioni, spesso impensate. Ci fa essere più centrati, lucidi e anche coerenti.