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come leggere un libro

Pubblicare un romanzo, oggi, senza ricorrere all’editoria a pagamento, se sei un esordiente, è possibile? Sarebbe auspicabile che non ci si rivolgesse a quella che editoria non è, ma certo, è possibile. Molti degli autori che seguo hanno raggiunto il traguardo di un primo libro pubblicato senza dover acquistare copie o versare altri tipi di contributi. 

Oggi è possibile pubblicare un romanzo senza ricorrere all’editoria a pagamento. Ma non è facile, meglio saperlo subito. Che cosa serve? Riflessione, tecnica, autenticità. Queste sono solo alcune delle qualità utili a un autore per realizzare un romanzo e riuscire a pubblicarlo. Si aggiunga che è meglio non avere fretta e non cadere nelle ben note trappole, come dicevamo, dell’editoria a pagamento. 

Certo prima di pubblicare bisogna scrivere, scrivere bene e rivedere, correggere. Un percorso fatto di regole, abitudini quotidiane e allenamento costante. Chi scrive lo sa: creare un’opera narrativa è solo il primo passo da percorrere sulla via che conduce alla pubblicazione.

Il mondo dell’editoria, molto spesso, è difficile da comprendere. Le strade da intraprendere sono diverse, ma è bene ricordare che ogni editore ha un compito importante: quello di diffondere cultura e avere cura della nostra opera. Insomma, cari scrittori, non svendete il vostro lavoro.

Ho fatto una bella chiacchierata con Christian De Palma, autore di Sleepwalk, abbiamo parlato di stile, forma, distribuzione e molto altro. Tutto questo contenuto, a mio avviso, è molto utile per chi scrive. 

Pubblicare un romanzo: copertina e titolo     

Christian, la scelta del titolo e della copertina: che esperienza ha significato per te?

Il libro è uscito l’otto ottobre del 2021 e mi trovavo al Salone del Libro di Torino il giorno della sua pubblicazione, è stato davvero emozionante. Come sai, visto hai seguito l’editing del mio romanzo, ci sono molte citazioni musicali, e proprio Sleepwalk è il brano più rappresentativo di questa storia. È un pezzo strumentale degli anni ’50, gli autori sono i fratelli Santo & Johnny. È un brano ingannevole, tutti credono di non conoscerlo invece, sicuramente, l’hanno sentito almeno una volta nella vita. Quindi mi è sembrato ovvio che diventasse il titolo del mio libro, una sorta di traccia, di colonna sonora.

Anche la copertina è una mia scelta e mi ha fatto piacere che la casa editrice, Scatole Parlanti, l’abbia approvata. Non è così scontato. Spesso gli editori hanno già l’impostazione grafica della collana e quindi la copertina dovrà uniformarsi a quelle scelte ma, nel mio caso, non è stato così.

Scrivere e pubblicare un romanzo: come nasce l’idea? 

Christian tu sei un professionista che viene da un altro ambito professionale però sei un lettore forte e credo che questo sia stato determinante: come hai maturato l’idea di scrivere un romanzo e pensato, poi, alla pubblicazione?

È una domanda che, ancora oggi, mi fa riflettere.

So che può sembrare una banalità ma credo che Sleepwalk, questo romanzo, sia venuto a cercarmi. Il mio percorso è cominciato da ragazzo, scrivevo poesie. Realizzare un romanzo non era certo nei miei programmi. In realtà, ho sempre prediletto la narrativa. La sua gradualità emozionale permette di penetrare a poco a poco nella storia. La poesia, invece, non è così. È un concentrato di emozioni ed è un’attività più rilassante rispetto alla stesura di un romanzo. 

Ho sentito la necessità di volermi cimentare con questo tipo di narrazione anche se, lo ammetto, è stata un’impresa titanica. Certo, sono un lettore forte e poi vi consiglierò anche qualche testo che io ho amato.

 

 Sembra facile spiegare l’amore. Filippo e Greta: una passione che travolge, toglie il fiato, spiazza. Poi, il tempo e la distanza sembrano ricoprire ogni cosa, ma basta una voce, un segno, perché i corridoi del tempo di nuovo s’intersechino, mischiando le carte.

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Il romanzo richiede capacità organizzativa 

Sono d’accordo con te: scrivere un romanzo è un’impresa titanica. Un’esperienza gratificante ma, al tempo stesso, impegnativa. Avere un metodo è fondamentale in questa fase. Come organizzi il lavoro di stesura del romanzo?

Il primo passo è pensare attentamente al messaggio che voglio dare a chi leggerà il libro. Da lì cerco di costruire una storia avvincente, sensata.

Non credo nel momento di ispirazione. Sono abbastanza abitudinario, mi piace lavorare sempre nello stesso posto, con della musica in sottofondo e, possibilmente, la mattina. Tutti i giorni dedico almeno due o tre ore alla scrittura. Non importa essere insoddisfatto del testo creato o avere avuto poche idee.

Hemingway, così come Murakami, hanno dichiarato di obbligarsi a scrivere un certo numero di parole ogni giorno. Tu come organizzi il tuo tempo?

Scrivere è un lavoro faticoso. Se aspettassi solo i giorni in cui mi sento ispirato non riuscirei a terminare un romanzo. Come hai detto tu, molti autori scelgono di darsi delle regole e così ho fatto anch’io. Essere organizzato mi ha aiutato molto, soprattutto nei momenti di sconforto. Pianificare il lavoro significa creare un’armatura che ti permetta di attraversare i momenti difficili.

 

Scrittura e tecnica: che rapporto c’è? 

Sappiamo bene che la scrittura non è solo idea o ispirazione, ma anche capacità tecnica: quanto c’è di tecnico nella tua scrittura?

La narrazione è come una sinfonia: tutto deve essere bilanciato, come quando si ascolta un’orchestra. Le parole hanno un peso, una lunghezza. L’equilibrio si ottiene combinandole nel modo giusto. Non devono risultare troppo impegnative, pompose, o sciatte. Ritmo e struttura vanno studiati molto bene.

 

Editing di un romanzo: una fase importante 

Editing: una parola che può suscitare diverse sensazioni. Prima di arrivare alla fase di ricerca editoriale e di pubblicazione del libro, c’è un altro passaggio: quello della revisione e dell’editing. Come l’hai vissuto? Quanto ti ha impegnato e quale trasformazione ha portato nel tuo testo?

L’ho vissuta molto bene. Non vedevo l’ora di affidarmi a un professionista del settore, e tu lo puoi confermare, visto che hai seguito l’editing di Sleepwalk. Credo che l’umiltà sia una caratteristica indispensabile per uno scrittore. Poi, rileggendo il romanzo tante volte, è difficile cogliere i propri errori.

L’editing è una parte davvero fondamentale. Questa scelta mi ha fatto senz’altro bene: il testo è migliorato molto. Le annotazioni e i tuoi consigli hanno portato a una trasformazione, ho imparato a vedere la mia scrittura sotto un’altra luce e operare, in maniera autonoma, dei cambiamenti. Da solo non ci sarei riuscito. L’atteggiamento di chi si rivolge a un editor deve essere di fiducia, altrimenti non ha senso.

Credo che la scelta del professionista dipenda molto dal romanzo che si scrive. Cercavo una sensibilità idonea al mio testo. Se ricordi, ne abbiamo parlato prima di collaborare. Non tutti gli editor, né tutti gli scrittori, sono in grado di affrontare e raccontare storie di diversi generi e questo, secondo me, conta.

Certo, è una riflessione su cui torno spesso anch’io. Specializzarsi, sentire quello per cui abbiamo più talento o siamo più portati, è molto importante. Il mestiere dell’editor oltre che essere fatto di etica e responsabilità è in buona parte costruito anche sulla sensibilità, a maggior ragione di fronte a un testo narrativo.

 

Scrivere la sinossi e cercare l’editore 

Il testo è finito, l’editing è fatto. Sembra sia terminato tutto. E invece che succede?

Si parte con la ricerca di qualcuno che creda nel tuo romanzo. Sleepwalk è stata la mia prima esperienza, per cui mi sono trovato in mezzo a un mare difficile da attraversare indenne. 

All’inizio mi sono informato in un forum, dove scrittori e aspiranti tali raccontavano le loro esperienze nel mondo dell’editoria. Ho scoperto così l’esistenza di due tipologie di case editrici: quelle serie, che non richiedono contributi economici agli scrittori e altre, meno professionali che, al contrario, richiedono un apporto monetario da parte dell’autore per la pubblicazione del romanzo. Ho escluso subito le case editrici a pagamento e ho puntato sulle altre.

Prima di spedire il testo ho esaminato generi e vari cataloghi editoriali. Sarebbe stata una perdita di tempo per me, e una mancanza di rispetto per le case stesse inviare il mio romanzo – che posso definire di formazione – a chi pubblica solo gialli fantascientifici, per esempio.

Quello che più mi ha messo in difficoltà è stata la stesura della sinossi. Non riesco a capirne l’utilità. Se fossi un editore, preferirei leggere le prime due pagine dei romanzi per capire l’autore, valutarne sensibilità, tecnica, scrittura. Prendiamo, per esempio, Norvegian Wood di Haruki Murakami. È un romanzo fatto di note intime, delicate e concettuali. Come si esprime questa bellezza con la sinossi?

Questo è vero Christian. Hai fatto un esempio azzeccato, ma la sinossi ha anche un’altra funzione: è il quadro dell’opera. A questo proposito consiglio la lettura dell’articolo Come scrivere la  sinossi di un libro 

Poi certo, concordo con te, un editore serio non si ferma e non deve fermarsi alla sinossi, continua comunque, la lettura se reputa interessante quello che vede. Dopo che hai inviato il tuo romanzo alle case editrici, cos’è successo?

 Dopo un po’ di tempo sono arrivate le prime risposte, sia negative che positive. In totale sette o otto proposte di pubblicazione. Ho parlato con tutti i direttori editoriali, per avere più informazioni riguardanti la distribuzione. Sembra una banalità ma, molte case editrici, non ne hanno una adeguata. Il tuo libro viene pubblicato e non lo trovi da nessuna parte, né in libreria né online. E questo è un problema.

Poi c’è stato l’incontro con Scatole Parlanti, la casa editrice che ho scelto, e con Fortunato Licandro, il direttore. Grazie al suo atteggiamento e a un contratto pulito, onesto ed equilibrato le cose sono andate bene.

Libri da leggere e rileggere

Christian, tu sei anche un grande lettore. Quali sono i tuoi libri preferiti o magari c’è qualche romanzo che vuoi consigliare?

Ho sempre letto molto, sin da bambino. Credo che la maggior parte degli scrittori arrivi da questo mondo. Premetto: non ho un autore preferito. Mi affeziono di più ai romanzi. Uno in particolare: La mia famiglia e altri animali di Gerald Durrel. Lo rileggo una volta l’anno, è un punto fermo della mia vita. 

Sai, devo già contraddirmi. Oltre che al libro, in questo caso, sono molto legato anche all’autore. È stato, secondo me, l’intellettuale più importante del Novecento. Un artista poliedrico: scrittore, giornalista, regista, poeta. Il suo romanzo più bello per me è: Ragazzi di vita,  l’autore è Pierpaolo Pasolini.

Poi c’è La gioia fa parecchio rumoredi Sandro Bonvissuto, pubblicato da Einaudi. Lui è romano, come me, dal libro traspare la sua passione per la squadra, la Roma. La prima impressione è che il testo parli solo di calcio. In realtà è un trattato filosofico sull’amore. 

Concludo con un classico di fine anni ‘70: Strade Bludi William Least-Heat Moon. È il racconto del suo viaggio nelle strade secondarie dell’America quelle che, all’epoca, erano contrassegnate nelle cartine con il colore blu. Si raccontano persone, incontri, emozioni. La vera storia di un romanzo, per me, è il modo in cui i personaggi abitano i fatti narrati.

Via Abate Ugone era a due passi. La folla giù dalle stradine quiete e asfaltate di Monteverde Vecchio, scendeva tutta in direzione dei Grattacieli: già si vedevano anche i camion, colonne senza fine, miste a camionette, motociclette, autoblinde. Il Riccetto s’imbarcò tra la folla che si buttava verso i magazzini.

Pasolini

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Creare personaggi letterari 

I racconti che amiamo sono quelli di vita, la storia non è altro che la narrazione di ciò che il personaggio vive e questa attenzione che tu poni, è senz’altro molto importante. Lo è anche per i protagonisti di Sleepwalk. Dicci qualcosa in più su di loro. In che modo definiresti il tuo romanzo?

Mi sono interrogato su questo aspetto: quale messaggio vuole comunicare Sleepwalk?

Spesso siamo convinti che i sentimenti abbiano una sola faccia: amore, odio, solitudine, felicità o infelicità. Io, invece, volevo sottolinearne l’ambiguità. Noi, così come la vita e le emozioni, non abbiamo mai una sola faccia. La volontà di indagare su questo argomento mi ha spinto a costruire una storia.

Il romanzo si apre con la chiamata di Greta a Filippo. Hanno avuto una storia d’amore in passato, poi si sono persi di vista. Mi sono divertito a immaginare un loro incontro nonostante la vita di entrambi, nel frattempo, fosse andata avanti. Direi che è un romanzo di formazione. Tu hai una descrizione migliore, Alessandra?

Io l’ho sempre definito come una storia di vita ma ha anche un altro aspetto. È intimo, porta a riflettere. Non fai della filosofia, racconti delle storie attraverso i personaggi e quello che loro vivono ci fa pensare. E quand’è che un romanzo è ben riuscito? Quando il lettore condivide ciò che viene raccontato.

Ne approfitto per dare un consiglio: riflessioni, inquietudini, volontà sono il combustibile che accende il lettore e lo spinge a voler sapere di più. Solo i personaggi possono raccontare se stessi attraverso i loro pensieri.

 

Gli scrittori e i lettori: quale rapporto? 

Com’è il rapporto con i tuoi lettori?

Mi hanno contatto delle persone nuove, sconosciute per parlarmi del libro. È stata un’esperienza insolita e, da un certo punto di vista, mi ha imbarazzato. Però mi ha anche fatto molto piacere. 

Il rapporto con chi acquista e legge il tuo libro è una dichiarazione di valore inestimabile, è il riconoscimento del fatto che la tua storia è arrivata. Il momento più stimolante è stato l’avermi interrogato su quanto c’era di vero e cosa avessi inventato, mi hanno chiesto delle informazioni in più sui personaggi.

 

Che cos’è la scrittura per te? 

È il momento più intimo della mia vita. Quando scrivo sono la persona più vera al mondo. È un atto davvero terapeutico. Certo, non si può scrivere solo per sé, i lettori vanno tenuti in considerazione e si sente quando un autore non è sincero. Per scrivere in modo efficace, secondo me, è necessario avere la volontà di far emergere il proprio mondo interiore.

Alessandra, tu mi hai insegnato un concetto molto importante: imparare a moderarsi. Questo mi ha permesso di essere uno scrittore diverso. Spesso, presi dalla gioia di gettarsi sulle pagine, si rischia di essere troppo ridondanti. Io lo ero. Le frasi semplici sono quelle che restano impresse nella memoria, il messaggio arriva con poco, basta una parola, due. Adesso sono molto più asciutto rispetto a Sleepwalk.

 

Il romanzo: pensare e scrivere la fine 

Una curiosità dell’ultimo momento: conoscevi già l’epilogo di Sleepwalk prima di iniziare a scriverlo?

 L’inizio e la fine sono il recinto entro il quale mi muovo, non vado alla cieca. La chiusura di Sleepwalk l’ho scritta a metà romanzo. Avevo avuto un momento di sconforto, non riuscivo a progredire e così, per sbloccarmi, ho delineato il finale. Certo, l’ho rivisto e migliorato strada facendo, ma conoscere la conclusione mi ha aiutato a scrivere un testo coerente.

Grazie per questa chiacchierata Christian, per la tua disponibilità e le belle parole che ci hai detto.

Grazie a te Alessandra. Voglio fare un augurio ai lettori: trovate delle storie che stravolgano i vostri punti di vista e vi spingano a riflettere. Agli scrittori, invece, auguro di essere veri. Scrivete ciò che sentite e non cercate di assomigliare a nessuno. Siate voi stessi.

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