
Scrivere per stare bene si può, ormai sappiamo quanti e quali siano i benefici che la scrittura apporta nella nostra vita quando ci dedichiamo a questa pratica con una certa abitudinarietà, In particolare, mi riferisco alla scrittura di noi stessi, del nostro sentire. Penso che ogni scrittura ci metta in contatto con la nostra interiorità, ma dedicarsi alla narrazione di sé comporta implicazioni emotive e rivelatorie molto forti.
Siamo portati a pensare però che la scrittura – la scrittura terapeutica e consapevole – ci venga in soccorso nei momenti di disagio, che un diario accolga le difficoltà, i dubbi, la tristezza e che ci possa aiutare nella fasi confuse dell’esistenza portando chiarezza.
Vero. Sono tutte caratteristiche dello scrivere. Eppure c’è altro che dovremmo sapere riguardo al potere della scrittura e alla sua capacità non solo di spiegare e aiutarci a comprendere quello che viviamo, ma di fissarlo come importante per noi, quindi replicabile.
Non pensiamo a quanto possa essere utile e necessario dedicare delle scritture anche a situazioni ed emozioni di profonda gioia e felicità.
La scrittura terapeutica della gioia
Ci avete fatto caso? Quando stiamo bene, così come quando proviamo una gioia intensa o viviamo un momento di profonda felicità, ci sentiamo più leggeri, in pace con il mondo intero. Non avvertiamo l’esigenza di sfogarci o di togliere un peso dalle spalle e dall’anima. La scrittura interviene nel momento in cui avvertiamo la necessità profonda di comunicare qualcosa che pesa dentro di noi.
In parte è vero. Credo che lo possiate sperimentare o l’avrete di certo già sperimentato. Eppure anche la scrittura della gioia ha un suo senso, una funzione. A molte persone suona strano che questa sia una scrittura molto utile ma, in effetti, lo è.
Il motivo principale per cui dovremmo de-scrivere i nostri momenti belli, intensi, euforici o anche sereni, di vera tranquillità è per creare un imprinting dentro di noi di questa emozione che viviamo senza conoscerla a fondo. Come se dicessimo a noi stessi, alla mente e all’anima che fa parte di noi, della nostra vita. In qualche modo, decodifichiamo il vissuto e quando questo accade ne comprendiamo il senso e le modalità per riviverlo.
Forse potremmo vivere molte più gioie di quelle che ci concediamo se ci abituassimo a portare l’attenzione su determinati aspetti del vissuto. Molte persone confessano che, solo dopo aver scritto, hanno riconosciuto momenti di gioia. Possibile? Sì, perché spesso viviamo in maniera inconsapevole, senza assaporare a fondo quello che ci accade.
Gli ormoni della gioia
Quando siamo nella gioia il nostro corpo aumenta la produzione di determinati ormoni, come la serotonina e le endorfine che favoriscono le sensazioni di piacere. Sappiamo per certo che la gioia agisce non solo sul corpo, mantenendolo in salute, ma anche sulla mente perché ne espande la creatività.
C’è un libro che ho amato molto e che vi consiglio di leggere perché, nell’incontro tra scienza e spiritualità, ci ricorda quanto determinate scelte ci permettano di stare bene, arginando, e spesso alleviando le nostre patologie, il libro è Happy Genetica. Dall’epigenetica genetica alla felicità, scritto a quattro mani dal medico ricercatore di fama mondiale, il professor Pier Mario Biava e il mentore, autore di best-seller Richard Romagnoli.
Ma dove sta questa benedetta gioia?
Non ci sono eventi oggettivi che provocano felicità, ognuno di noi ha i propri parametri di riferimento, sperimenta la gioia in situazioni diverse. Per alcuni la spiritualità, la preghiera, essere in comunione con il proprio Dio sono fonti di gioia; per altri passare una domenica in famiglia godendo della compagnia dei propri cari o raggiungere un obiettivo perseguito da tempo. Certo, vincere alla lotteria è abbastanza oggettivo ma forse in questo caso dovremmo parlare di eccitazione, euforia. La gioia è un’emozione molto più profonda, la psicologia sostiene che sia passeggera e, in effetti, nelle sue manifestazioni è così. La gioia è qualcosa di più, o almeno, dovrebbe diventarlo: un approccio alla vita.
Non significa vivere con il sorriso stampato in faccia anche quando sulla nostra esistenza infuria la bufera o incitare tutti a essere felici qualunque cosa accada. Siamo fatti di emozioni, siamo un cielo in cui passano sia tiepidi venti di primavera che venti gelidi del più oscuro inverno. Riconoscere i momenti di gioia però significa impararne il linguaggio, realizzare che è toccata a noi, che stiamo vivendo un momento intenso, profondo. E si può replicare, anzi, può rimanere in noi, sempre, come una musica di sottofondo che nonostante altri assordanti rumori non si può spegnere.
Scrivere per stare bene: acquisire consapevolezza
La scrittura ha la funzione, in questo caso, di fermare l’attimo come se scattasse un’stantanea per osservarla con la lente d’ingrandimento.
Come si può fare, in maniera pratica, per registrare questi momenti belli, intensi, in cui siamo felici?
Che tipo di scrittura possiamo dedicare alla gioia? Di definizione, di semplice analisi.
Potreste fare una scrittura iniziale di chiarimento: che cosa significa gioia per voi? Quando potete dire di provare gioia? Si tratta di un’analisi molto importante perché ci conduce a comprendere meglio il nostro sentire, a ricercare situazioni in cui stiamo bene rispetto a a situazioni pesanti, disagevoli.
Fondamentale, sempre per comprendere meglio, è anche descrivere la sensazione fisica della gioia: dove la sentite? Come si manifesta in voi?
Molto utile, poi, tenere un vero e proprio diario in cui descrivere i fatti accaduti che vi hanno resi gioiosi. Ogni giorno: che cosa è accaduto oggi che mi ha reso felice? In quale momento della mia giornata ho provato profondo benessere?
Il consiglio è anche quello di non restare sempre concentrati solo sulla nostra gioia, ma di provare a osservare anche quella che doniamo agli altri perché spesso scoprire di essere fonte di gioia per altre persone, di riflesso, rende gioiosi anche noi.
Per chi vuole approfondire queste tematiche e in particolare la scrittura terapeutica consiglio la lettura del mio libro Scrivere per guarire.
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