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Lettera a se stessi

Chi scrive è sempre – o dovrebbe essere sempre – alle prese con quella che chiamiamo revisione testo o editing.

Sia che la si affidi a un professionista, a un editor, sia che si faccia in proprio (consiglio sempre che la prima revisione venga fatta dall’autore stesso), ci sono degli step irrinunciabili e importanti da affrontare.

Infatti, gli autori si interrogano su quali siano i punti fondamentali da correggere, come procedere, perché è chiaro che sistemare due accenti e qualche verbo non sarà mai sufficiente per una buona revisione, un vero editing.

E allora?

Allora, proprio per rispondere alle domande e ai dubbi di chi scrive, ho costruito questa Editing Mind Map (mappa mentale dell’editing) che, attraverso le quattro fasi di analisi e le rispettive declinazioni, rappresenta un percorso utile e fondamentale per la revisione del testo. Non esaurisce il percorso, ovvio, ma lo definisce ed è di grande aiuto. 

Analizziamola insieme punto per punto.

Revisione del testo: gli step fondamentali 

Consiglio di seguire questi passaggi in ordine proprio per rispettare i vari livelli di correzione di un testo, ma diciamo che non è obbligatorio seguire questo percorso; c’è chi preferisce, per esempio, lasciare per ultima la revisione formale e affrontare prima aspetti come lo sviluppo logico o la consequenzialità. Ma se non avete un’idea precisa, la sequenza della mappa vi potrà di certo aiutare, consentendovi anche di procedere con metodo organizzato e ottimizzare i tempi di correzione. 

Correzioni di forma 

Revisione del testo: privilegiare la forma o il contenuto? La questione dovrebbe ormai essere risolta e i dubbi fugati. Per quanto, certo, si debba prima di tutto valutare di possedere un contenuto di valore da propagare, non possiamo non considerare quanto sia importante la giusta e corretta forma. Il nostro contenuto va rivestito dell’abito migliore. Chi scrive deve possedere una buona conoscenza della lingua sia dal punto di vista lessicale che grammaticale. 

La punteggiatura 

Sarà banale ricordarlo, ma i testi che correggo ogni giorno mostrano come ci sia la necessità di rivedere con attenzione l’uso della punteggiatura. Uno dei segni grafici che danno maggiori problemi sono le virgole. Spesso vengono utilizzate senza un reale ragionamento. Anzi, devo dire che sono ancora tante le persone che manifestano dubbi sull’uso corretto della virgola. 

Basterebbe leggere con la giusta intonazione per capire dove inserire la virgola. Non faremo qui una trattazione sulla punteggiatura, ma è importante capire bene come utilizzarla.  In ogni caso vi consiglio una lettura interessante Prontuario di punteggiatura di Bice Mortara Garavelli.

La cosa che conta è verificare che tutti i segni grafici siano stati utilizzati bene. In particolare, il punto fermo. Usatelo di più. Se non siete super talentuosi nel comporre frasi lunghe e articolate, il punto vi salverà sempre. Si tratta di dare al lettore la possibilità di un respiro. Inoltre, consente di comunicare con frasi più brevi che consentono, in genere, meno margine di errore.

Secondo me, chi scrive può anche spingersi – nella narrativa più che altro – verso un uso creativo e personale della punteggiatura, sono tanti gli autori che si prendono qualche licenza, ma bisogna padroneggiarla bene e la creatività non deve passare per errore. 

Utilizzo dei verbi 

La revisione del testo, per quanto riguarda l’utilizzo dei verbi, è davvero necessaria, sotto diversi punti di vista. 

Intanto la domanda che dovremmo farci è: che verbi ho usato? Nel senso: la cosa migliore è ricercare i verbi da utilizzare, per non cadere sempre nella solita e abusata scelta di fare e avere. I verbi “fare” e “avere” vengono utilizzati davvero in tutte le occasioni. Non ci spingiamo oltre, a cercare il verbo giusto. Eppure la nostra lingua è così ricca di opportunità, basterebbe un piccolo sforzo di ricerca.  Valutate sempre i sostantivi, sapranno già darvi qualche suggerimento sul verbo, nel senso che in base alle parole che utilizziamo possiamo intuire il verbo adatto a un determinato contesto.

A volte, è questione di sfumature. Utilizzate un buon dizionario, magari anche uno specifico dei sinonimi e tenete un quaderno o file dei verbi in cui, mano a mano, appunterete i verbi interessanti, nuovi, capaci di attirare la vostra attenzione, scoperti nelle letture o sentiti pronunciare. 

Controllate poi che il tempo e il modo del verbo siano quelli giusti.

La scelta di un tempo verbale va calibrata in base a ciò che sto raccontando. Il modo deve essere quello corretto. Si dimentica di frequente il buon uso dei congiuntivi dove servono, per cui questo sarà uno dei primi controlli da effettuare. 

La grammatica 

Che cos’è la grammatica e quanto conta nella revisione del testo?

Conta tanto, perché rispettare la grammatica significa conoscerla e quindi dare prova della propria competenza o, se non altro, della lungimiranza nell’aver affidato a qualcuno la correzione del testo.

La grammatica è: “L’insieme delle convenzioni che danno stabilità alle manifestazioni espressive degli uomini parlanti una stessa lingua in un dato spazio e in un dato tempo.”

Si tratta quindi di convenzioni legate al tempo e anche al territorio e alla sua evoluzione storica e sociale. La grammatica non è immutabile, cambia, perché è espressione della nostra lingua. Nello stesso tempo però le regole ci consentono di comunicare in una maniera comprensibile agli altri, secondo regole riconosciute.

Quindi, verificate che le principali regole grammaticali siano state rispettate nel vostro testo.

Vi consiglio una grammatica smart “Grammatica italiana per tutti” di Elisabetta Perini, edita da Giunti;

se invece volete un ebook basic da tenere sempre con voi, potete optare per  il mio Pronto Soccorso Grammaticale.

La sintassi 

La sintassi è, in poche parole, la struttura della frase. Curate con molta attenzione le frasi, verificate che soggetto e verbo siano coordinati  e che non si  generi una situazione antipatica chiamata anacoluto. Secondo la definizione dell’Oxford Dictionary: “Costrutto sintattico per cui il primo elemento appare, rispetto ai successivi, insieme campato in aria e messo in rilievo: “io, purtroppo, mi sembra che non ci sia nulla da fare”; “Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro (Manzoni).

Troppe volte le frasi non sono ben architettate, mentre ogni frase andrebbe analizzata a sé e poi nel contesto. In particolare, chiedetevi se quello che avete scritto scorra bene, sia fluido, comprensibile e il lettore non debba fare fatica per comprendere o trovarsi di fronte a palesi errori sintattici.

Può essere una buona abitudine per chi scrive consultare spesso una grammatica, un dizionario dei sinonimi, insomma, un prontuario che possa risolvere i piccoli e grandi dubbi della nostra lingua.

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Lo sviluppo narrativo: ecco che cosa verificare

Dopo aver verificato la parte diciamo più tecnica, possiamo entrare nel merito e passare in rassegna la funzionalità e la correttezza dello sviluppo narrativo. Questo controllo non vale solo per la narrativa, per i romanzi o i racconti – certo, in particolare per questi generi letterari – ma saperlo trattare si rivelerà utile anche per altri nostri testi, articoli o post.

Nello sviluppo narrativo rientrano concetti come la struttura narrativa che è, in poche parole, la spina dorsale di un testo.

 

Struttura narrativa 

Tutti i testi, lunghi o brevi che siano, devono avere una solida struttura narrativa. Spesso la creiamo in automatico, senza pensarci più di tanto visto che abbiamo già in mente come si svilupperà un dato argomento, ma ragionarci sopra e rafforzarla è sempre utile, non solo: possiamo mettere alla prova la nostra creatività creando strutture sorprendenti oppure diverse da quello che ci si aspetterebbe trattando una tematica definita.

Riguardo alla struttura, se vi interessa l’argomento e avete voglia di approfondire, vi rimando a un articolo molto dettagliato e a un video che prende in esame la struttura lineare.

L’articolo è La struttura narrativa: sviluppare la trama di una storia.

Il video è La struttura narrativa lineare.

 

Incipit funzionale 

Oh, l’incipit: è super importante. Dedicate tempo a rivederlo, a riscriverlo, a fare innumerevoli tentativi fino a che emergerà quello giusto, efficace. Tante volte scriviamo un incipit, ma quando siamo arrivati alla fine del testo sentiamo che non ha più la forza che aveva all’inizio. Spesso gli autori mi dicono: “non ho ancora terminato la narrazione, ma ho già l’incipit”, in questi casi so già che, otto volte su dieci, lo cambieranno: è fisiologico.

Per cui studiate gli incipit dei libri, degli articoli e dei post: andate a verificare quando siano davvero funzionali al testo oppure no. L’incipit, come dice il termine, è l’inizio, l’introduzione, invita il lettore a entrare nel mondo che state narrando: merita cura.

Vi consiglio la lettura di Come scrivere un incipit che funzioni davvero.

 

Fulcro narrativo 

Chi scrive dovrebbe avere ben chiaro quale sia il fulcro narrativo della propria narrazione. Si tratta della tematica dominante, di ciò che davvero vogliamo dire, esprimere, ciò che ci ha mosso a comporre il testo. Per esempio, un articolo sull’inquinamento ambientale può avere diversi fulcri narrativi (se vogliamo possiamo definirlo il purpose della narrazione, quello attorno a cui ruota tutto), differenti temi da cui nasce la riflessione e che possono essere ampliati.

C’è sempre un argomento portante che sostiene poi le varie diramazioni della trattazione: è bene sapere quale sia.

 

Conclusioni efficaci 

Sulla conclusione si cade con facilità e infatti spesso risulta debole. Succede per vari motivi: non è stata ben costruita la struttura narrativa, non si sono studiate le concatenazioni del testo, ma anche si è stanchi e si ha fretta di chiudere. Verificate sempre la tenuta della parte conclusiva di qualsiasi scritto, sia un post o un romanzo di duecento pagine. Revisione del testo ben fatta? Significa aver dedicato il giusto tempo alla fine. Ha la stessa importanza dell’incipit, lascerà sensazioni ed emozioni al lettore. Immaginate di essere sul palcoscenico, di aver tenuto compagnia agli spettatori che vi hanno seguito nella vostra rappresentazione: non meritano forse un’uscita di scena degna di questo nome?

Lo studio della sceneggiatura vi aiuterà a muovervi meglio in territori come la struttura narrativa, lo sviluppo della storia, i tempi degli accadimenti. Imparerete a essere più efficaci ed essenziali.

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Congruenza logica: ci pensate quando scrivete? 

Diciamo la verità, non è che ci facciamo proprio la domanda: il mio testo risponde al criterio della congruenza logica? Di solito è un aspetto che si affronta o in fase di struttura (e, in effetti, sarebbe la cosa migliore) oppure in fase di revisione del testo (in realtà, in questa fase andrebbe più che altro verificata e non costruita).

Vediamo però in che cosa consista, o meglio, quali aspetti la caratterizzino.

 

Concatenazione del testo 

La scrittura di un testo dovrebbe essere preceduta da un ragionamento sulla sequenza. Ecco perché avere qualche nozione di sceneggiatura aiuta molto.

(Vi consiglio un ottimo e originale manuale di sceneggiatura, che adoro, tra i tanti: Save the cat di Blake Snyder).

Ogni scena, ogni passaggio sono concatenati: nel senso che frase che precede e frase che segue vanno legate tra loro da uno o più elementi e non ci devono essere salti ingiustificati, burroni o crepe che facciano percepire un vuoto al lettore. Nulla deve rimanere isolato. Agli autori che seguo consiglio spesso di creare una sorta di grafico della storia (se si tratta di un romanzo lungo, sarà più articolato) o dell’articolo in cui visivamente vengano messi in luce i collegamenti, si capisca che cosa leghi un passaggio a un altro.

 

Legame logico 

Il legame logico è strettamente “legato” alla concatenazione. Quindi non basta che i passaggi siano concatenati tra loro ma li deve unire una logica. Nella narrativa, attenzione, non dipende dai generi letterari. Qualcuno mi ha detto: ma io scrivo fantasy, vale tutto. Proprio per niente.

C’è un libro fantasy visionario e incredibile, Il castello errante di Howl di Diana Wynne Jones del 1986: ci sono tante tematiche, la magia, la guerra, le emozioni dei protagonisti, l’ambientazione, le storie personali che s’intrecciano con gli accadimenti del mondo.

Dal libro è stato tratto anche un film diretto dal grande regista Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli.  Di questa storia, all’apparenza istrionica e caotica, colpisce la sequenza, il legame logico che regge le motivazioni e le azioni dei personaggi permettendo loro di muoversi all’interno della vicenda. Se non c’è una forza sotterranea data dalla struttura, dalla concatenazione e dalla logica (un vero collante) la storia potrebbe non reggere. Senza passaggi logici, non regge neppure un articolo o un post.

Uno degli ambiti in cui ci si dimentica spesso della logica è quello delle serie televisive. Una che mi ha appassionato, in questi ultimi tempi, è stata Gotham, trasmessa su Netflix. Va bene, mi piace il genere e in questa serie si racconta il prequel di Batman, passiamo attraverso la sua vita di bambino e ragazzo, in una città fumosa, piovosa e ai limiti da tutti i punti di vista.

Peccato che non si sia lavorato bene sui passaggi logici, sia delle varie vicende sia dello sviluppo dei personaggi. E spesso ti ritrovi a dire “ma questo dai, non è logico”. Sono cadute che tolgono credibilità (nonostante rimanga una serie avvincente). La logica deve sempre esserci: è interna alla storia, la tiene insieme e la giustifica. 

 

La verosimiglianza 

La verosimiglianza viene definita come l’apparente conformità al vero. Vuol dire che quello che scriviamo deve avere una corrispondenza di verità all’interno del mondo che abbiamo creato. Se infatti parliamo di narrativa, mettiamo anche di fantasy o fantascienza, in quel mondo ci deve essere verosimiglianza. Che gli animali volino non è verosimile nella realtà di tutti i giorni, ma, se tutto è stato ben costruito, lo potrà essere nell’ambientazione di cui si narra. Invece, se scrivo un libro di attualità o un romanzo ambientato in una data realtà storica e sociale dovrò fare in modo che lì dentro tutto sia verosimile. Così come in un articolo o in un post. La verosimiglianza è una delle caratteristiche principali della scrittura e va sempre verificata. 

 

Giustificabilità 

Tutto quello che è scritto è giustificabile?

S’intende che è spiegabile, che ha senso, che ha una propria giustificazione. Come si giustifica per esempio, in narrativa, che un personaggio sempre tranquillo e pacato, a un certo punto, diventi iracondo e violento? Se non c’è una giustificazione, siamo di fronte a una caduta narrativa. Questo mutamento caratteriale deve essere giustificato, per esempio, da qualcosa che è accaduto, da alcuni aspetti del personaggio, da cause esterne che hanno agito su di lui o lei. Se ho scritto un articolo, un post, un manuale devo verificare che tutte le mie affermazioni abbiano una ragione d’essere e siano, appunto, giustificate da fattori riconosciuti (esempio: il fatto che io faccia riferimento, nel mio manuale di scrittura, a determinati autori americani si giustifica con il fatto che negli Stati Uniti sono nate le prime scuole di scrittura e questi autori ne facevano parte).

Una buona revisione del testo deve tenere conto anche di questo aspetto e chiedersi se, in un articolo o in un post, certe affermazioni, tesi, conclusioni abbiano una reale giustificazione o meno.

Che cosa rende una storia una grande storia? La capacità di mettere insieme ogni pezzo, di rendere necessario ogni passaggio e fondamentale ogni parola di ciascun personaggio.

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Gli obiettivi del testo 

Una scrittura, di qualunque tipo o genere, ha sempre o dovrebbe avere un obiettivo. La scrittura terapeutica, per esempio, ha come obiettivo di permettere una maggiore consapevolezza di sé, la web writing di produrre buoni testi per il web. Bisognerebbe sempre valutare, prima di iniziare a scrivere, nella fase di progettazione, quali siano gli obiettivi di una data opera (sia esso libro, articoli, pubblicazione periodica di post); poi, nella fase di revisione testo, verificare se siano stati soddisfatti. 

 

Utilità 

Il mio testo è utile? Per chi e per che cosa?

Queste sono domande che dovremmo farci in particolare se scriviamo testi professionali, manuali, saggi. Può essere un bene valutare l’utilità anche per comprendere se valga davvero la pena che mi impegni a scrivere un testo o una serie di post su argomenti che sono già stati affrontati e sviscerati o che magari non sono più interessanti per il mio pubblico. Ci sono poi scritture – come quelle autobiografiche e terapeutiche – che sono utili per chi le scrive e in questo trovano la loro completa validità. 

 

Apporto 

La verifica dell’apporto è legata all’utilità.

Richiede un’analisi solo un po’ più specifica: quale apporto può dare il testo alla tematica di riferimento? Si presuppone che l’autore conosca molto bene la suddetta tematica. Ogni testo pubblicato – sia esso un libro o altro – deve valutare il proprio apporto, il peso che avrà questa nuova pubblicazione per gli amanti del genere o per gli esperti del settore. 

 

Impatto culturale 

L’utilità e l’apporto sono domande che possono essere raffinate ancora di più.

Quando scriviamo stiamo contribuendo, in genere, all’ampliamento del patrimonio culturale umano. Bello, no? Questo nobilita e rende importante il nostro lavoro. Perché un testo abbia un vero impatto culturale deve vantare contenuti di valore, deve avere analizzato le fonti o, se un romanzo, valutato il posizionamento nel panorama letterario. Una buona scrittura e una storia avvincente entrano di diritto nel patrimonio culturale umano. 

 

Sviluppi tematici 

A mio avviso il valore di un testo si misura anche dalle porte che apre, dall’ispirazione che può generare e dagli sviluppi tematici accesi. Nel genere saggistica, considerare questo aspetto – il generare riflessioni – è doveroso. E in relazione a un romanzo ha senso fare questa considerazione? 

Sì, un romanzo deve aprire strade creative, sogni, fantasie. 

Abbiamo esaminato tutti i passi di quella fase che appartiene alla scrittura e che chiamiamo “revisione del testo”: non trascuratela perché spesso proprio a questa fase si deve il successo di un’opera.

 

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