Diario di viaggio

Diario di viaggio, come e perché scriverlo

I generi letterari non sarebbero completi senza la scrittura di viaggio.

Che cosa intendiamo per scrittura di viaggio? Pensiamo al Reportage e, poi, a una delle forme che ha goduto di più fortuna in passato: il diario di viaggio.

Mi chiedo se qualcuno tenga ancora un vero e proprio diario di viaggio.

Il blog, oggi, l’ha sostituito: quelli dedicati ai viaggi sono tanti e svolgono anche l’importante funzione d’informare il pubblico dei viaggiatori. Ma il diario di viaggio vero e proprio, quello scritto a mano sul quaderno, arricchito di foto e fiori lasciati a seccare, è ormai in disuso?

Da Marco Polo a Goethe

I primi racconti di viaggio risalgono all’epoca greca e latina ma per avere davanti un reportage dobbiamo risalire al 1300, quando Marco Polo dettava a Rustichello da Siena il diario del suo viaggio in Cina.

Non sempre si ricorda, a questo proposito, la Lettera che il Petrarca scrisse all’amico Dionigi per descrivere l’ascesa al Monte Ventoso che aveva intrapreso solo per godere del panorama. Proprio in questa lettera parla di “frigida incuriositas”, fredda mancanza di curiosità, riferendosi agli amici che per pigrizia non avevano intrapreso la salita.

Vi è mai successo di provare questa sensazione di pigrizia che vi ha impedito di andare oltre, di fare un passo in più? E poi magari di esservi pentiti di questa sorta d’ignavia?

Per avere un diario di viaggio vero e proprio dobbiamo arrivare al 1817. Era usanza che il debutto nell’alta società europea avvenisse, per la nobiltà, compiendo il proprio Grand Tour, un viaggio che portava a visitare paesi e città e che aveva spesso l’Italia come meta d’elezione (Roma, Venezia, Firenze). Il celebre Viaggio in Italia di Goethe rientra proprio in questa usanza. Interessante e sorprendente da leggere per le osservazioni dell’autore, molte considerazioni sul clima e sulla bellezza del nostro Paese. 

diario di viaggio

Può essere bello dedicarsi del tempo, all’interno di un viaggio, per scrivere impressioni, sensazioni ed emozioni.

Chatwin e Kerouac

I diari di viaggio più conosciuti dell’epoca moderna sono senz’altro le scritture di Chatwin (Che ci faccio qui? – Le vie dei canti – Patagonia) e Sulla strada di Kerouac.

Indimenticabili i reportage di Tiziano Terzani, giornalista e scrittore che in un bellissimo libro “Ancora un giro di giostra” ha raccontato il suo ultimo viaggio e il congedo dalla vita.

Perché anche la vita è un viaggio fatto di tappe, coincidenze da prendere, amici da salutare e altri da incontrare, tempeste che si abbattono sul cammino e albe meravigliose.

Perché scriviamo di viaggi?

Quali sono i motivi che spingono ancora oggi molte persone a tenere un diario di viaggio?

A dedicare del tempo, magari alla sera, dopo una giornata faticosa in giro per palazzi, musei, bellezze naturali, a prendere il proprio tablet o la propria penna e iniziare a salvare quanto vissuto?

Per non dimenticare ciò che accade

Prima di tutto per non dimenticare e conservare  le informazioni utili perché in un dato luogo potremmo anche ritornare o potrà essere utile passare ad altri i nostri appunti oppure perché produciamo materiale per il nostro blog. Trovo che questa sia una bellissima opportunità per conservare i diari di viaggio, non solo, per condividerli con altre persone.

Per fermare e comprendere le emozioni

Quando visitiamo un luogo proviamo una serie di emozioni, spesso anche contrastanti: la scrittura ci permette di sgravarci, di chiarire quello che stiamo provando e quindi di assaporarlo meglio. Scrivendo portiamo sempre chiarezza dentro di noi, riusciamo a comprendere meglio anche quello che un paesaggio nuovo ci evoca e provoca in noi. 

Per passione

Ci sono moltissime persone e autori appassionati di scrittura di viaggio e va detto che hanno anche un talento per questo tipo di scrittura. L’attitudine alla scrittura di viaggio è molto forte e particolare. C’è la capacità di cogliere le particolarità di un luogo, le caratteristiche di un popolo. 

Le caratteristiche del diario di viaggio

Un elenco di dati, informazioni, orari, alberghi e hotel consigliati non è un diario di viaggio ma è una guida.

Il diario di viaggio osserva i luoghi nella loro conformazione territoriale, geografica; non può prescindere dall’osservazione delle persone e dalle loro abitudini di vita. 

In un diario di viaggio c’è posto per emozioni, pensieri, sensazioni. 

Leggere un diario di viaggio è viaggiare a propria volta: chi scrive dovrebbe essere capace di trasportarci nei luoghi che racconta. Questo accade quando l’occhio che guarda e la penna che scrive sono ricchi di sensibilità e attenzione. Quando non c’è giudizio ma sorpresa, curiosità, entusiasmo anche di scoprire nuovi paesaggi e nuove vite.

Viaggiare è educativo, apre la mente, permette di acquisire sicurezza e fiducia in se stessi. 

Ho potuto sperimentare quanto la scrittura di viaggio, in particolare la scrittura che sente e racconta le emozioni, faccia bene e restituisca un’esperienza più intensa, permettendo di approfondire la conoscenza di se stessi. 

Scrivere a Marrakech

Scrivere a Marrakech è il format di scrittura residenziale che ho ideato per donare a gruppi di persone un’esperienza in un ambiente lontano e diverso dalle nostre abitudini. Quindi molto evocativo, a tratti spiazzante.

Perché Marrakech?

Perché per me è stato fin dalla prima volta un catalizzatore di emozioni, ho capito che poteva essere il luogo adatto in cui sperimentare questo tipo di scrittura. E così, grazie alla collaborazione di Lucrezia Mutti che gestisce in modo magistrale il Dar Attaj Mil, è nato questo seminario che amo.

T’invito a scoprirlo.

 

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